Categorie: Politica scolastica

Il DdL ‘la buona scuola’: sì al dialogo, no allo scontro

Quello del 5 maggio è uno sciopero politico contro il disegno di legge in discussione al Parlamento, non certo uno sciopero in difesa dei diritti degli insegnanti e dei lavoratori della scuola. Per questo le famiglie – anche quelle della nostra Associazione che spesso hanno figli sia nelle statali che nelle paritarie – non si sentono coinvolte”. Così Roberto Gontero, Presidente dell’Associazione Genitori delle Scuole Cattoliche Agesc, prende posizione rispetto alle manifestazioni che domani vedranno protagonisti i lavoratori della

scuola. “I sindacati sono contrari ‘in toto’ al progetto di riforma della scuola del Governo Renzi, dimostrando di non saper apprezzare quanto di buono la riforma introduce. Per esempio un passo avanti rispetto al pluralismo istituzionale ed anche alla coscienza di investire su quello che dovrebbe essere il primo obiettivo di qualunque democrazia: l’educazione e la formazione dei giovani per garantire un futuro al Paese”. Gontero conferma dunque la distanza dalle motivazioni dello sciopero generale organizzato dai cinque sindacati più rappresentativi, che scenderanno in piazza insieme per la prima volta dopo sette anni. Anche questa lunga pausa rivendicativa la dice lunga sul rifiuto di accettare qualsiasi svolta, o nuova regola, rispetto all’attuale sistema scolastico.

La ‘buona scuola’ non rappresenta certo la riforma che ci aspettavamo – prosegue Roberto Gontero – perché persevera su una linea incerta, per la quale il dibattito e l’analisi che la sottendono prestano il fianco a molteplici strozzature che mal si adattano a quella libertà e autonomia che vanno garantite sia alla scuola, statale o non statale, comunque pubblica, che a genitori e insegnanti. Nonostante questo la legge è un punto di partenza su cui costruire attraverso la discussione proposte valide e condivise: per questo semmai chiediamo di garantire tempi adeguati per un giusto confronto”.

Senza dimenticare che chi ha promosso lo sciopero di domani ha inserito tra le motivazioni ‘forti’ anche l’opposizione al cosiddetto ‘sgravio fiscale’ per coloro che scelgono la libertà educativa iscrivendo i propri figli alla scuola paritaria, che pubblica rimane a tutti gli effetti.

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