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Il decreto 36 e i tagli alla pubblica istruzione

La scuola pubblica italiana vive l’ennesima stagione drammatica, forse la peggiore della sua esistenza. Si tagliano più di 10.000 cattedre per finanziare la formazione dei docenti.

Anziché diminuire il numero di alunni per classi e garantire a tutti una istruzione migliore si conta sulla denatalità per giustificare questo taglio. Che poi è davvero incredibile dover assistere a questa visione totalmente distorta della pubblica istruzione, della nostra scuola, all’interno della quale per il nostro ministro Bianchi il problema è da imputare ai docenti e alla loro formazione.

E’ davvero assurdo che si debba giustificare l’arricchimento degli Enti di formazione e dei loro direttivi con la scusa della formazione di docenti che dopo la laurea, i 24 CFU, il TFA alla modica cifra di 4.000 euro, il concorso a crocette con domande ministeriali riportanti errori da matita blu, la prova pratica, quella scritta, di informatica, di inglese e l’orale non risultino ancora formati. E per cos’altro dovrebbero formarsi: forse per andare su Marte?

Mettiamola così: chi deve formarsi sulla scuola pubblica è proprio il nostro ministro perché con 15 miliardi in arrivo dal Pnrr, Governo e amministrazione scolastica avrebbero dovuto avere solo una priorità: dimezzare il numero di alunni per classe e incrementare il personale, perché occorre aumentare il numero di cattedre, non certo ridurlo, come invece si vuole fare, assieme alla spesa per la Scuola rispetto al Pil a partire dal 2025. Invece si tagliano le spese della pubblica istruzione a discapito di quelle militari. Una società sana premia il merito, punisce i mascalzoni e soprattutto investe nell’istruzione!

Di fronte a tutto questo rimarrebbe da fare una sola cosa al nostro ministro: dare le sue dimissioni perché il suo decreto 36 non s’ha da fare!


Rosario Melissa

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