Con il mese di novembre tornano le occupazioni delle scuole. Dopo i primi “moti” di ribellione nel liceo classico Manzoni di Milano, a seguito della vittoria delle elezioni politiche da parte dei partiti di Centro-Destra, gli istituti dove si registrano maggiori casi di interruzione delle lezioni sono stati quelli della capitale. Ad inizio ottobre avevano deciso di occupare il loro istituto superiore, nel quartiere Don Bosco, a due passi da Cinecittà, gli studenti del liceo Argan di Roma. Proteste sono state poi registrate al liceo scientifico Cavour e all’Azzarita, dove però quasi subito forze dell’ordine hanno provveduto allo sgombero dei giovani occupanti. L’intervento degli agenti ha anche sopito sul nascere i malumori che stavano crescendo al liceo classico Virgilio.
A fine mese, stesso copione al liceo Pilo Albertelli, dove, ha fatto sapere la dirigente scolastica, Antonietta Corea, “sono state impedite tutte le attività di pubblico servizio. Del fatto sono state informate tempestivamente tutte le autorità competenti”. In un messaggio pubblicato on line, la preside ha anche declinato “ogni responsabilità relativamente alla sicurezza e all’incolumità personale di chiunque si trovi all’interno dell’Istituto”.
Il 7 novembre è stata la volta del liceo artistico Enzo Rossi, in via del Frantoio, sempre a Roma. dove centinaia di studenti, dopo un’assemblea straordinaria, hanno occupato i locali della scuola superiore.
La protesta, ha spiegato il movimento studentesco Osa che ha collaborato all’occupazione si è realizzata “per opporsi ad un modello scolastico repressivo e alle indecenti condizioni che vivono all’interno della propria scuola”.
I giovani hanno anche denunciato la presenza della “celere schierata davanti all’entrata dell’istituto, per intimidire gli studenti in lotta”.
Nel comunicato il collettivo aggiunge che “diversi poliziotti in borghese sono entrati nella scuola durante l’assemblea di istituto degli studenti per occupare, minacciando di identificare e denunciare chi sta protestando”.
Secondo gli occupanti, “dopo i fatti de la Sapienza è gravissimo che ancora si introducano forze dell’ordine in università, scuole, luoghi di formazione. La protesta all’Enzo Rossi continua. Le intimidazioni non ci fermeranno“.
Malgrado le rassicurazioni di diversi politici del Centro Destra, a rendere il quadro più teso del passato è stata anche l’ipotesi di applicazione alle occupazioni delle scuole del cosiddetto decreto anti-rave, approvato il 31 ottobre dal Governo e subito approdato in Gazzetta Ufficiale, che introduce una nuova fattispecie di reato.
Si tratta dell’”invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi”, riguardanti oltre 50 persone, “per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”, con pene fino a 6 anni per gli organizzatori.
Le proteste degli studenti sono definite di “avvicinamento” alla mobilitazione di piazza fissata da temo per venerdì 18 novembre, quando sfileranno in diverse piazze italiane.
“A partire dagli Stati Generali della scuola svolti lo scorso mese di febbraio – ha detto Bianca Chiesa, coordinatrice dell’Unione degli Studenti – abbiamo portato avanti la costruzione di una proposta condivisa con le realtà del sociale sul nuovo modello di scuola necessario al cambiamento della società tutta. La piattaforma verso la piazza del 18 novembre vede le nostre rivendicazioni organizzate su 5 pilastri: rivendichiamo una legge nazionale sul diritto allo studio, l‘abolizione dei Pcto a favore dell’istruzione integrata, maggiore rappresentanza e partecipazione, scuole sicure e che tutelino la nostra salute fisica e mentale e un nuovo statuto dei diritti di studentesse e studenti”.
All’evento di metà novembre saranno presenti anche giovani appartenenti a diverse realtà studentesche e del sociale, come Link coordinamento Universitario, Rete della Conoscenza, Action Aid, Brigata Basaglia, Fiom, Flc, Legambiente, Libera contro le mafie, NoCpr, Non Una Di Meno.
La protesta del 18 novembre sarà sostenuta anche da alcuni sindacati, a partire dalla Flc-Cgil e dalla Fiom.
In una nota, la Fiom-Cgil nazionale ha definito “tragiche e inaccettabili morti di Lorenzo Parelli, Giuseppe Lenoci e Giuliano De Seta, tre giovani studenti in alternanza scuola lavoro, sono emblematiche dei problemi che attraversano la scuola e gli stessi luoghi di lavoro: per nessun motivo studentesse e studenti durante il proprio percorso scolastico possono essere messi a rischio negli ambienti produttivi, mai l’alternanza scuola lavoro può trasformarsi in lavoro, per giunta non retribuito”.
Hanno dato la loro adesione alla protesta del 18 novembre anche “Libera associazione contro le mafie”, “Rete Mai Più Lager – No ai Cpr”, “Sbilanciamoci che fa sapere”, “Brigata Basaglia”.
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