La comissione avrebbe compilato una graduatoria del personale divisa in tre fasce:
1) al venticinque per cento (fascia alta) del personale sarebbe stato corrisposto il cinquanta per cento delle risorse destinate al salario accessorio;
2) al cinquanta per cento (fascia intermedia) il cinquanta per cento delle risorse;
3) al restante venticinque per cento (fascia bassa) nessuna attribuzione di trattamento accessorio.
“Il cosiddetto decreto Brunetta ha dimostrato tutta la sua inconsistenza” dice il comunicato Uil. “La divisione del personale in tre fasce non c’è stata, i contratti di istituto sono stati fatti in tutte le materie previste dal contratto nazionale, mentre su altri aspetti in decreto rimane però elemento negativo quindi occorre proprio toglierlo.” “Stiamo aspettando che il Tar del Lazio”, continua Di Menna, “fissi l’udienza perché come Uil Scuola abbiamo impugnato la circolare del Miur, in base al decreto, sui provvedimenti disciplinari, in quanto non tiene conto, per i docenti, della libertà di insegnamento, principio stabilito dalla costituzione ed ha escluso il parere degli organi collegiali. Su questo c’è stato già un intervento del Giudice di Ferrara che ha confermato questa nostra posizione. Purtroppo lo stesso decreto Brunetta ha costituito il Civit che dovrebbe avere la funzione di valutare le performance delle amministrazioni, ma in realtà in assenza di contratto, non svolge alcuna funzione. Nonostante ciò, sono stati nominati i componenti, ben retribuiti. Vengono spese delle risorse pubblicche, per dare un ufficio. Come si vede sono molte le ragioni che ci inducono a mettere una parola fine ai guasti determinati dal decreto Brunetta.”
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