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Il decreto legge non pensa ai supplenti temporanei

Con un decreto legge si assicura  ovvero si impone come obbligo  la didattica a distanza per la conclusione dell’anno scolastico senza un passaggio con i sindacati nelle scorse settimane per stabilire almeno un minimo di regole a livello nazionale, lasciando i docenti (sulle cui spalle é caduta tale metodologia di Stato)  in piena balia dei DS circa le regole e gli orari, mentre si dice tutto e il contrario sulla fine dell’anno scolastico 2019/20 e l’inizio del nuovo a.s. e si disegnano scenari sulla fine dell’anno scolastico, laddove gli altri Paesi sono stati molto più  chiari, non seguendo questa volta il famoso “Modello Italia”.
Per decreto si bloccano poi i precari di seconda e terza fascia, mentre si pretende dai Docenti una didattica a distanza da un giorno all’altro, il MI ammette con arroganza di non essere in grado di aggiornare le GI, o meglio di non voler aggiornare le graduatorie, facendoci credere che sarebbe impossibile poyerlo fare.
La verità é che si temono i trasferimenti di provincia dei docenti in GI e si vuole il prossimo anno l’allineamento dell’aggiornamento delle Gae, aggiornate già lo scorso anno, con quelle delle Graduatorie di Istituto, in contrasto con quanto il medesimo governo aveva scritto nel DL 126.  Scrive una cosa a dicembre e se le rimangia a maggio grazie agli intervento dei ministeriali.
Ma come non tacere l’insensibilità verso i supplenti temporanei  che hanno perso la supplenza, per loro non è stato previsto nulla.  Bisognava assicurare a quelli che avevano lavorato almeno 90 giorni la validità giuridica dell’anno di servizio.

Scuola Bene Comune

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