Il legislatore avrebbe “dimenticato” tantissimi docenti – dai precari storici agli ‘ingabbiati’ passando per i supplenti delle paritarie – nel realizzare il decreto sul sul nuovo reclutamento degli insegnanti approvato alcuni giorni fa dal Consiglio dei ministri. A rilevarlo sono stati alcuni parlamentari, che ora chiedono di modificare il testo nei 60 giorni di confronto previsti per la sua riconversione in legge e che scatteranno non appena lo stesso decreto approderà in Gazzetta Ufficiale.
“Il documento è deficitario – spiega il senatore Mario Pittoni, responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega e vicepresidente della commissione Cultura – in particolare su punti fondamentali quali abilitazione e stabilizzazione, di fatto ignorati riproponendo vecchie questioni tipo: come si abilita chi insegna nelle scuole paritarie? Come si abilitano le migliaia di docenti che necessariamente coprono le supplenze per l’assenza dei titolari, anche per molti mesi, come nel caso delle gravidanze difficili o dei mandati politici e parlamentari o dei distacchi all’estero o delle assegnazioni provvisorie in altro comune o del distacco presso organi del Ministero o di altre Amministrazioni dello Stato?”.
E ancora: “Come si abilita chi da anni presta servizio nelle scuole statali con contratto a tempo determinato? Come si abilitano i cosiddetti “ingabbiati”, docenti di ruolo che hanno titolo di studio valido per aspirare ad altro insegnamento utilizzando lo strumento contrattuale del passaggio di cattedra o di ruolo?”.
In effetti, i docenti già di ruolo non sembrano contemplati nel processo abilitante. Secondo Pittoni, il testo “è monco e inappropriato a risolvere problemi antichi. È quindi urgente un atto normativo sui percorsi formativi abilitanti all’insegnamento, ai quali affiancare l’accesso diretto ai corsi di specializzazione sul sostegno per chi vanta adeguata esperienza specifica, visto che attualmente oltre un docente di sostegno su tre non è specializzato”.
“Nel testo – continua Pittoni – non si fa cenno ai meccanismi di selezione concorsuale. Come dire che si considera accettabile quanto previsto dalla legge 73/2021 all’articolo 59: i famosi e ormai assolutamente impopolari test crocetta finiti sulle prime pagine dei giornali per le criticità evidenziate nella loro applicazione, prima con il concorso Stem e ancora di più con il concorso ordinario della scuola secondaria”.
Il leghista teme che “si cerchi di imporne definitivamente l’utilizzo con il “miraggio” dei concorsi a cadenza annuale, che però – come ben sanno gli addetti ai lavori – nella scuola sono tecnicamente impraticabili. Servirebbero solo a giustificare un impianto sicuramente più veloce ed economico (che certamente piace al Mef), ma che – com’è largamente riconosciuto – comporterebbe uno scadimento senza precedenti nella qualità del corpo docente”.
Pittoni, quindi, chiede di seguire “le indicazioni di Bruxelles”, per valorizzare “la formazione in servizio del personale docente oggi pesantemente mortificata, riformando un sistema che oggi – conclude – privilegia la conoscenza (semplificando: la memoria) sulla competenza (l’esperienza)”.
Sulla mancata considerazione dei docenti delle paritarie si sofferma anche il senatore Udc Antonio De Poli: “Le scuole paritarie sembrano essere finite nel dimenticatoio della riforma sull’abilitazione all’insegnamento voluta dal Governo. Ci sono oltre 200.000 studenti e 15.000 insegnanti che, da troppi anni, attendono di essere coinvolti in tale percorso”.
De Poli chiede al Governo “di cambiare rotta accogliendo le critiche mosse dalle associazioni di genitori e di gestori di scuole paritarie cattoliche“.
“Nei percorsi previsti – continua De Poli – bisogna tenere presente anche del fabbisogno delle scuole paritarie – prosegue – che, ormai, fanno parte a pieno titolo del sistema scolastico pubblico”.
L’esponente dell’Udc sarebbe “rimasta incompiuta la procedura straordinaria prevista dal Decreto Dipartimentale n. 497/2020 e, dunque, i 15.000 precari delle paritarie oggi restano ancora in attesa di risposte concrete. Il Governo tenga conto delle esigenze delle paritarie, dei loro studenti e soprattutto dei loro insegnanti”, ha concluso De Poli.
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