Attualità

Il decreto sicurezza accende il dissenso

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Venerdì 4 aprile scorso, il disegno di legge sul pacchetto di norme sulla sicurezza, è stato convertito in decreto legge e quindi è immediatamente esecutivo: “non potevamo più aspettare e era prioritario dare risposte ai cittadini e assicurare ai nostri uomini e alle nostre donne in divisa le tutele che meritano”, così la presidente Giorgia Meloni, sottolineando  però che ancora una volta il dibattito parlamentare  su una materia tanto delicata serva poco.

Commenta infatti la Rete degli studenti medi e la Rete “No ddl-A pieno Regime” dopo avere saputo la notizia dell’approvazione del decreto legge: il governo ha scelto di non rispettare i tempi della democrazia, “Abbiamo assistito all’ennesima manovra per bypassare i sistemi democratici”.

E ancora: “Sono stati scambiati libertà e dignità di tantissime persone per tutelare gli equilibri politici”, per timore alle persone che volessero dissentire dalla linea del Governo, un provvedimento insomma per bloccare il dissenso “sia preventivamente, cercando di spegnerlo, sia aggravando le pene per chi manifesta, la risposta dei cittadini non può essere quella di lasciarsi spaventare. Organizzeremo nuove mobilitazioni e continueremo a fare informazione nei luoghi del sapere”

“La svolta autoritaria e repressiva sognata dal governo più a destra della storia repubblicana oggi si concretizza con l’approvazione di un decreto liberticida. Adesso dovete arrestarci tutt3: continueremo a essere marea di dissenso e opposizione da nord a sud del Paese”.

Anche le associazioni, i sindacati, le organizzazioni politiche, i movimenti della società civile in fermento, compresi i magistrati: “È successa una cosa molto grave: un vero e proprio golpe burocratico”, appellandosi pure al presidente della Repubblica affinchè non firmi il decreto, né per i suoi contenuti, né per i metodi con cui è pasato, per poi essere approvato in Parlamento entro  60 giorni di tempo.

Nel decreto vengono inflitte pene severe contro chi dissente, spropositate, dicono le opposizioni, per una democrazia.

Ma cosa prevede in sintesi

Pene più severe per chi contesta e blocca la strada o la ferrovia  con il proprio corpo, trasformando quello che oggi è un illecito amministrativo in illecito penale, rischiando, come ad esempio gli attivisti del clima,   da 6 mesi a 2 anni, oltre al pagamento di una multa fino a 300 euro. 

Condanne più pesanti anche per chi si rende colpevole del reato di danneggiamento con la reclusione da 1 a 5 anni, ma se si tratta di violenza alla persona o minaccia con la reclusione da 1 anno e 6 mesi a 5 anni e con la multa fino a 15mila euro.

Un’ulteriore aggravante è prevista se il fatto è commesso per impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica, come ad esempio il ponte sullo Stretto di Messina o la linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione,Tav.

Pugno di ferro anche per chi occupa un immobile di proprietà altrui, mentre riguardo ai  Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr), è introdotto il nuovo reato finalizzato a reprimere gli episodi di proteste violente, punito con la reclusione da 1 a 6 anni. Nel caso in cui vi sia un utilizzo di armi, si rischiano da 2 agli 8 anni.

Le donne incinte o madri di figliche hanno meno di un anno saranno soggette al carcere. Nessuna possibilità di evitare il carcere, invece, se per la giustizia esiste il grave rischio che la donna commetta altri reati. In questi casi i neonati resteranno in carcere con le loro madri.

La polizia sarà dotata  di dispositivi di videosorveglianza indossabili – le cosiddette bodycam – per registrare l’attività operativa e il suo svolgimento durante i servizi di mantenimento dell’ordine pubblico, di controllo del territorio, di vigilanza di siti sensibili, nonché in ambito ferroviario e a bordo treno. 

Revocare la cittadinanza italiana in caso di condanna definitiva per i reati di terrorismo, eversionee altri gravi reati, e si dispone che il cittadino di un paese che non fa parte dell’Unione europea, sprovvisto di permesso di soggiorno in Italia, non possa stipulare un contratto di telefonia mobile. In altre parole, un migrante in condizione di irregolarità viene privato dell’unico strumento che gli permette di comunicare con la famiglia lontana. 

Infine la canapa legale che viene messa al bando coi cannabis shop, col divieto di importazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna delle infiorescenze della canapa, anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti le infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli olii derivati.

Pasquale Almirante

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