Categorie: Politica scolastica

Il deficit culturale delle scuole del Sud? La questione meridionale ancora irrisolta

“Gli allievi della scuola primaria partono da livelli di competenza molto simili in tutte le aree del Paese, ma essi tendono a differenziarsi, anche sensibilmente, nei livelli scolastici più elevati“.

In pratica, scrive Il Sussidiario, in seconda elementare Nord, Centro e Sud sono sostanzialmente allineati, sia in matematica che in italiano. Anzi, nella lingua prevale leggermente il Centro: potevamo aspettarcelo. Eppure le percentuali di frequenza delle forme di istruzione pre-obbligo sono notoriamente ben diverse nel nostro Paese, con un Sud in cui prevale ancora l’accudimento casalingo, per una serie di ragioni anche culturali.

E Invalsi aggiunge anche una novità positiva: in termini di valore aggiunto, al Sud sembrano esserci scuole eccellenti come al Nord ed al Centro; il problema sta nel fatto che ci sono molte più scuole che non sembrano lavorare bene.

 

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La spiegazione, aggiunge Il Sussidiario,  sta scritta in tutti i rapporti che Invalsi ha redatto fin dal suo inizio: al Sud c’è una grande polarizzazione culturale, prima ancora che economica e sociale. Da una parte un élite che cerca tutti i privilegi: la scolarizzazione anticipata, le classi di livello (magari perché le famiglie innocentemente chiedono che il bambino stia con gli amici), le scuole segregate anche per il cattivo livello delle scuole che non siano i licei, l’università al Nord e magari, dopo, i master all’estero. Dall’altra il popolo che viene paternalisticamente lasciato al suo livello, magari per non frustrarlo con valutazioni critiche, di cui si esalta la “conoscenza disinteressata” (cavallo di battaglia di certa micro-intellettualità) ed al quale, del tutto conseguentemente, non si danno scuole decenti per il lavoro. La cultura divulgativa, figlia della borghesia e della rivoluzione industriale che ha creato il substrato culturale dello sviluppo del Nord, viene disprezzata: meglio l’incultura, la cultura del folklore oppure la cultura di avanguardia.

Comincia a serpeggiare un certo fastidio per il pianto greco sui finanziamenti e sul contesto culturale basso. Mentre il conte di Downton Abbey si occupava dell’allevamento dei maiali, i baroni siciliani andavano a consumare a Parigi le tasse dei contadini ed oggi le ristrette élite culturali del Sud vanno a Londra, New York o Milano. Quanto resisterà il mito del Sud isola felice dei “progressisti” e del Nord generatore di arcigno produttivismo e di macelleria sociale?

Pasquale Almirante

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