Categorie: Didattica

Il dettato è ancora utile? Certo, ma bisogna cambiare approccio

Il dettato è senza dubbio uno dei capisaldi della scuola primaria, uno dei primissimi strumenti di apprendimento ancora oggi molto diffuso.

Tuttavia, in questi ultimi anni, è in corso un dibattito tra i fautori del dettato tradizionale e i riformisti, che vedono questa pratica ormai superata e che, se utilizzato, deve essere necessariamente rivisto nell’approccio.

A sostegno del nuovo corso sperimentale, c’è una maestra particolare, Elisa Farina, che nel 2014 ha pubblicato un libro sul tema dal titolo “Il dettato nella scuola primaria. Analisi di una pratica di insegnamento, in cui l’insegnante propone una nuova metodologia di apprendimento dove “i bambini dettano, mentre la maestra scrive alla lavagna: ‘accenti, spazi, apostrofi: assimilano guardando’. Poi tocca a loro: storielline, ricette, lettere, cartoline, liste della spesa”.

Nel testo dell’insegnante, si prova ad analizzare l’uso e la finalità del dettato, mettendo in luce, attraverso un lavoro sul campo, entrando nelle scuole, osservando, intervistando le colleghe, alcune falle del dettato tradizionale: “In diverse occasioni, riporta il Corriere della Sera, abbiamo rilevato che la finalità del compito – verificare se i bambini hanno imparato le convenzioni dell’ortografia – era in conflitto con l’atteggiamento delle maestre che, attraverso l’intonazione o con indicazioni esplicite, suggeriscono ai bambini, per esempio, che nella parola ci sono delle ‘gemelline’ (le doppie, ndr), oppure sottolineano la presenza di una i, o lasciano intuire che ci vorrebbe un’acca…. I bambini imparano a rispondere alle modalità di dettatura dell’insegnante, non sviluppano una sufficiente autonomia”.
Diversamente, quello che propone l’autrice è il passaggio dai contesti ideali a quelli reali, vale a dire abituare i bambini a scrivere in contesti veritieri, usare la scrittura per uno scopo preciso.

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Ovviamente, come fa notare Raffaele Mantegazza, docente di Pedagogia generale alla Bicocca, “è sempre consigliabile utilizzare più tecniche, senza fossilizzarsi. E che l’aspetto ludico dell’apprendimento non deve mai essere trascurato. I bambini imparano di più e meglio se sono motivati, se capiscono che cosa stanno facendo e perché. Bisogna valorizzare il loro gusto per l’esplorazione, consentirgli di lasciare la propria traccia”.

Quindi, più che un abbandono del dettato tradizionale, è necessario rivederlo dal punto di vista degli obiettivi e dal punto di vista strutturale, cercando di utilizzare dei contesti reali, come la lista della spesa, ovvero introdurre il concetto di scopo e di obiettivo, sin dalla scuola elementare. 

 

 

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Fabrizio De Angelis

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