Sempre più spesso si sente parlare di aggressioni (non solo verbali, purtroppo) nei confronti dei docenti, sia da parte degli alunni, sia da parte dei loro genitori.
Una professione che appare sempre più mortificata, non solo dal punto di vita economico-retributivo, ma anche dal punto di vista della considerazione sociale, con episodi che mettono a rischio persino l’incolumità fisica dei docenti.
La tutela delle condizioni di lavoro
L’art. 2087 del codice civile stabilisce cheil datore di lavoro deve adottare le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei dipendenti.
E’ applicata tale norma nella scuola?
Alla luce di quanto si legge nelle cronache, sembrerebbe proprio di no.
Il caso
In una scuola del Chietino, una docente -chiamata a sostituire la collega di scienze motorie- si è trovata di fronte gli studenti che pretendevano di non restare in aula, in quanto in quelle ore avevano educazione fisica.
Al rifiuto della docente (che insegnava un’altra materia), hanno cercato di recarsi dal “vicepreside” per protestare per la lesione di un loro preteso diritto.
L’insegnante si è ovviamente opposta, anche perché la scuola si trovava in un altro plesso e bisognava uscire dall’edificio.
Gli studenti uscivano ugualmente e l’insegnante – nel disperato tentativo di fermarli- veniva colpita dalla porta antipanico, tanto da dover essere trasportata al pronto soccorso.
La reazione dell’Amministrazione
Ci si sarebbe aspettato un encomio nei confronti della docente, vittima della sua abnegazione.
Invece, incredibilmente, la professoressa è finita “sul banco degli imputati” e sottoposta a procedimento disciplinare per aver cercato di impedire agli alunni di uscire dalla scuola.
Gli alunni responsabili (ai quali la docente aveva messo una nota) non hanno ricevuto alcuna sanzione.
Il caso dell’Alberghiero di Pescara
Nel corso della scorsa settimana, durante un “laboratorio di cucina”, uno studente, al culmine di una lite verbale col professore, lo ha aggredito sferrandogli un pugno.
Il tutto perché l’insegnante lo aveva richiamato verbalmente.
La reazione della scuola
In questo caso, la decisione è stata quella di irrorare una sanzione disciplinare severa (due mesi di sospensione).
Tuttavia, la dirigente dell’istituto, dopo aver espresso la vicinanza di tutta la comunità scolastica al docente vittima dell’aggressione, ha voluto precisare di aver offerto allo studente, in virtù della funzione pedagogica “che la scuola dev’essere capace di esprimere anche in simili circostanze”, la possibilità di partecipare a un percorso rieducativo di riflessione, prestando servizio di volontariato alla mensa della Caritas o in altre associazioni.
Come si vede, due reazioni diametralmente opposte.
Un mestiere difficile
Resta il fatto che il mestiere dell’insegnante sta ormai diventando un mestiere pericoloso, mettendo a rischio addirittura l’incolumità fisica del dipendente.
In questo quadro, trattandosi di un lavoro a rischio, sarebbe auspicabile una revisione dell’attuale normativa sul collocamento in pensione, anticipando l’uscita di qualche anno.
Ciò consentirebbe il ricambio generazionale, l’abbassamento dell’età media dei docenti e l’assunzione delle decine di migliaia di precari in attesa di una stabilizzazione.
In alternativa, prevedere che gli insegnanti prossimi alla pensione siano utilizzati (ovviamente col loro consenso) in attività di supporto alla didattica e tutoraggio per i colleghi neo assunti, piuttosto che in lezioni frontali.