Attualità

Il dilemma della matita in prestito: ci vogliono autonomia e responsabilità

Della vicenda del bambino sardo che non avrebbe potuto partecipare alle attività didattiche perché aveva dimenticato la matita a casa non conosciamo i dettagli e quindi evitiamo di entrare nel merito più del dovuto.
Ma c’è un aspetto che non può non sorprendere; sulla vicenda, infatti, è dovuta intervenire la Ministra in persona per rassicurare tutti dicendo una cosa assolutamente ovvia e banale: state tranquilli, usate il buon senso, le matite si possono imprestare, basta pulirle prima di passarsele.
Non vogliamo mancare di riguardo alla Ministra, ma francamente ci pare che una osservazione del genere avrebbe potuto farla chiunque.

Qualche domanda però dobbiamo farcela: ma perché nella scuola si moltiplicano comportamenti iperprotettivi? Perché docenti e dirigenti scolastici sono sempre più preoccupati di non violare regole, regolamenti, norme e disposizioni?
La questione è complessa e non c’è una risposta semplice ed univoca.
In qualche caso può darsi che si mettano in atto comportamenti eccessivamente prudenti in modo anche pretestuoso, ma c’è un punto che va tenuto in considerazione: le norme che regolano la responsabili civile dei docenti nei confronti degli alunni sono vecchie, vecchissime, stanno scritte in un codice civile che risale agli inizi degli anni ’40 (alcune disposizioni sono addirittura antecedenti) e quindi non sarebbe male se ci si decidesse ad aggiornarle e ad adeguarle ad contesto sociale che è certamente diverso da quello di 80 anni fa.

Ma c’è anche un’altra domanda: come è possibile che, a distanza di 20 anni dalla approvazione delle norme sulla autonomia scolastica, le scuole abbiano bisogno delle “imbeccate” del Ministro di turno per assumere decisioni che potrebbe benissimo essere prese utilizzando gli strumenti a disposizione?
Chi e cosa impedisce alla singola istituzione scolastica di dotarsi di un regolamento che preveda i comportamenti da tenere in determinate situazioni?
La sensazione è che, in questo ventennio, l’autonomia sia stata spesso invocata dalle scuole e dalle stesse organizzazioni sindacali più per trovare qualche “trucco” (legittimo per la carità) per evitare di applicare questa o quella circolare ministeriale poco gradita che per fare scelte organizzative, educative, didattiche che richiedono anche l’assunzione di qualche forma di responsabilità collettiva.

Parafrasando Kant verrebbe da dire che forse non siamo ancora usciti da quello stato di minorità dovuto alla incapacità di servirci della nostra intelligenza senza la guida di un altro. 
Kant affermava che si tratta di una minorità colpevole perché “la sua causa non dipende da un difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi di essa senza essere guidati da un altro”. 
A costo di andare contro corrente bisogna anche dire che difficilmente usciremo da questa situazione di emergenza se non si metteranno in atto comportamenti responsabili, doverosamente prudenti ma anche “coraggiosi” nel senso kantiano del termine, collettivi e individuali.

Reginaldo Palermo

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