Home I lettori ci scrivono Il Dirigente non può decidere su vita o morte del docente

Il Dirigente non può decidere su vita o morte del docente

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Illustrissima Ministra, Senatrice Valeria Fedeli,

la interpello nella sua attuale funzione di Ministra dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, ma, soprattutto a causa della sua storia politica, radicata in un passato trascorso nel sindacato, in difesa dei diritti di chi lavora.

Insegno Filosofia e Storia nei Licei, immesso nei ruoli nell’a.s. 2015-’16, a seguito di abilitazione conseguita con Concorso Pubblico 1999-’00.

Lo scopo principale di questa comunicazione consiste nel fornirle elementi di conoscenza di episodi di vita reale che si svolgono quotidianamente nelle scuole italiane e che hanno come protagonisti persone in carne ed ossa: non numeri, né generici studenti, né altrettanto generici e astratti docenti. Un caso concreto costituito da azioni certe e da fatti oggettivi e nei documenti riscontrabili: il mio personalissimo caso! Personalissimo ma emblematico e simbolico, potrei dire quasi paradigmatico di alcuni effetti che possono derivare realmente dalla legge 107/’15, detta della “Buona scuola”.

Le Sue dichiarazioni di stampa – rilasciate il 28 febbraio scorso in occasione della presentazione alla Camera dei Deputati del volume “Far crescere la persona. La scuola di fronte al mondo che cambia” della Fondazione Sussidiarietà – forniscono una buona occasione di riflessione. Lei, censurando certo estremismo verbale con cui sono state definite in questi mesi alcune parti della riforma, dichiara che «…sbaglia chi parla di “docenti deportati” e di “Presidi-sceriffo”» poiché sarebbe «un linguaggio non degno di chi educa e di chi rappresenta la scuola».

Le Sue sarebbero parole sagge e largamente condivisibili se riuscissero a dar conto di una realtà drammatica che ha investito da un ventennio il mondo della scuola, sottoponendolo ad uno stress quotidiano e indicibile, che lo scuote in tutte le sue articolazioni e componenti, senza produrre alcun miglioramento qualitativo. Anzi! Certo, le parole hanno un peso specifico e vanno misurate prima di essere pronunciate, ma forse esse, anche nella loro esagerazione, sono spesso la reazione ad offese, oltraggi e sfregi esasperanti perpetrati ai danni delle persone. Il linguaggio non può essere decontestualizzato né può essere censurato proprio in questa fase politica che da qualche decennio ha sdoganato le più abiette parolacce e i peggiori insulti pronunciati in TV dai rappresentanti delle Istituzioni.

 

Fatti

L’a.s. 2015/’16 è stato il mio anno di prova, sottoposto a valutazione da parte del Dirigente Scolastico, prof. Lamberto Montanari, e del Comitato di Valutazione. Ho prestato il mio servizio presso il Liceo Rambaldi-Valeriani-Alessandro da Imola, di Imola (BO), dopo tredici anni di lavoro precario in numerose scuole. Sono appassionato del mio lavoro, che ho sempre svolto con serietà, puntualità e profondo senso di responsabilità, nella consapevolezza della delicatezza del mio ruolo di educatore, pertanto, ne ho sempre ricevuto gratificazione e soddisfazione.

Ciò, tuttavia, non ha impedito al Dirigente Scolastico, responsabile della mia valutazione, di bocciarmi alla fine del mio anno di prova. Ho dovuto, perciò, ripetere la prova quest’anno, in altra scuola e con altro Dirigente, con il controllo degli Ispettori indicati dall’USR.

Io ho superato l’anno di prova, con i complimenti della nuova Dirigente, del tutor e dei due ispettori che hanno seguito le mie lezioni. Sono stato, finalmente, immesso nei ruoli, ma Le assicuro, gentile Ministra, che ho trascorso due anni terribili, sospeso tra sentimenti contrastanti di profonda rabbia e risentimento nonché di insicurezza, di calo di autostima, paura di incappare anche quest’anno tra le fauci di qualche Dirigente animato ancora una volta da astio e avversione nei miei confronti, per altro ingiustificabili e infatti non giustificati dal Dirigente che ha espresso giudizio sfavorevole del mio primo anno di prova.

Il punto che io voglio rilevare è che sarà pur vero che non esistono i Presidi-sceriffo, così come Lei ha dichiarato, ma, se un docente come me incontra sulla propria strada un Dirigente come quello che mi ha ritenuto inidoneo a svolgere la mia professione, quali strumenti ha per difendersi? La Buona scuola, nel momento in cui attribuisce al Dirigente il potere di decidere della vita e della “morte” di un docente, non prevede alcuna forma di difesa per quest’ultimo.

Ciò mi sembra un vuoto normativo francamente inammissibile in uno stato democratico. Le possibilità di ricorrere a qualche giudice non sono indicate. Lei mi dirà che esistono le leggi in Italia e che il lavoratore, incappato in un’azione che ritiene ingiusta, può appellarsi al giudice del lavoro! Ebbene no, a quanto pare, perché i numerosi avvocati e sindacalisti cui mi sono rivolto, allo scopo di procedere legalmente avverso il Dirigente autore del misfatto, mi hanno ripetuto, tutti, come un disco rotto, che la riforma è nuova, che essa, di fatto, riconosce al Dirigente un potere da giudice monocratico, che non esiste una letteratura, ecc. e che, perciò, è meglio soprassedere.

In effetti, è proprio così! Il Dirigente, infatti, ha assunto la sua decisione con un provvedimento indegno della Pubblica Amministrazione, perché, non solo non è adeguatamente motivato – come prescritto dalla legge – ma, al contrario, è assunto contro la relazione del tutor, tutta positiva ed elogiativa nei confronti delle mie competenze professionali, didattiche e relazionali. Come Lei sa bene, Signora Ministra, il tutor è nominato dal Dirigente scolastico e scelto tra i docenti della stessa mia classe di concorso, dunque, persona di fiducia del Dirigente, da lui stimato e dotato delle competenze utili ad esprimere giudizi.

Ebbene, il provvedimento di bocciatura del mio anno di prova è stato assunto in totale opposizione e dissonanza rispetto alla valutazione del tutor, alle mie attività di formazione, al materiale prodotto nella formazione on-line, al portfolio professionale e al curriculum, all’elaborazione del bilancio delle competenze iniziali, alla documentazione delle fasi della progettazione didattica e delle attività di verifica, alla realizzazione del bilancio conclusivo e al piano di miglioramento professionale e, infine, finanche in sfregio alla lettera di congratulazioni, inviata a me, al Dirigente e all’USR, per il successo registrato dai miei allievi in sede di Esami di Stato, da parte del Presidente di Commissione. Aspetti del tutto ignorati nel provvedimento.

In considerazione di quanto su esposto non si può non rilevare che il Dirigente abbia posto in essere il proprio atto amministrativo arbitrariamente e senza adeguate ed esaustive motivazioni.

 

 Conclusione

La invito, dunque, signora Ministra, proprio per la sua storia di sindacalista, ad intervenire con estrema urgenza per correggere i vuoti normativi che le ho segnalato e per limitare, se proprio non vuole impedire, che tali fatti possano verificarsi ancora.

Con la certezza di poter contare sulla sua sensibilità a questi temi, La saluto rispettosamente.