Si discute tanto in queste ultime settimane della necessità di differenziare gli stipendi dei docenti tenendo conto, in particolare, del costo della vita. Si attribuisce, a mio avviso a ragione, a questo tema la disaffezione sociale verso la professione docente. Ma, non è il solo. Vivo il mondo della scuola, come docente, da diciasette anni, pertanto credo di avere un’esperienza tale da poter esprimere alcune considerazioni utili al dibattito.
Ho notato, anno dopo anno, il carico di lavoro differente che grava soprattutto sui docenti di lettere, i quali per contratto hanno la stessa retribuzione dei colleghi. I docenti di lettere della secondaria di primo grado si trovano a dover insegnare, almeno in due classi, italiano, storia, geografia ed educazione civica. Quindi si tratta di quattro discipline diverse, mentre gli altri colleghi si trovano a doverne insegnare solo una, anche se in più classi.
Il docente di lettere si trova, pertanto, a dover trascorrere tutti i pomeriggi (riunioni permettendo) a preparare le lezioni (personalizzate), correggere le verifiche, i testi elaborati dai ragazzi, interagire con loro nelle classi virtuali. Il docente di lettere è inoltre anche coordinatore di classe, con incombenze burocratiche aumentate a dismisura negli ultimi anni e retribuite con 10-15 euro al mese.
Si può dire, senza poter essere smentiti, che hanno una mole di lavoro ai limiti della sostenibilità, fiaccando così i docenti più validi e appassionati.
A conferma del differente carico di impegni riporto quanto osservato in questi anni, ed in più istituti: i colleghi di educazione fisica gestiscono una palestra, quelli di tecnologia svolgono la libera professione (architetti, ingegneri), quelli di musica gestiscono delle scuole private, quelli di matematica e lingue svolgono lezioni private.
In definitiva, riescono pure a guadagnare di più dello sventurato prof di lettere, avendo del tempo a disposizione nel pomeriggio. Un problema che andrebbe risolto, differenziando giustamente le retribuzioni, se non vogliamo assistere tra qualche anno alla carenza dei docenti di lettere.
Ferdinando De Angelis
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