Alla Flc-Cgil non va già la parte del nuovo regolamento sulla valutazione degli alunni, ora all’esame del Consiglio di Stato, che esclude, di fatto, dalla valutazione finale i docenti che durante l’anno scolastico hanno svolto attività alternativa all’ora di religione. Il 27 marzo il segretario del sindacato, Domenico Pantaleo, ha chiesto ufficialmente al governo di rivedere questa novità contenuta negli articoli 2 e 4 del nuovo regolamento, approvato il 13 marzo scorso dal Consiglio dei Ministri: secondo il leader Flc-Cgil la nuove indicazioni violerebbero “la par condicio fra alunni avvalentisi dell’insegnamento della religione cattolica e alunni che scelgono di seguire l’attività alternativa“.
Il nuovo regolamento sulle valutazioni, contrariamente a quanto avvenuto finora, esclude infatti dalla partecipazione al Consiglio di classe il docente di attività alternativa. Il quale, sempre in base alle disposizioni di metà marzo, si dovrebbe limitare a fornire semplici elementi conoscitivi sull’alunno.
“Altri ministri, in epoche forse troppo lontane, – sostiene invece Pantaleo – hanno in apposite Circolari richiamato l’esatta parità di condizioni degli alunni avvalentisi dell’insegnamento cattolico e dell’attività alternativa (Galloni con cm 316/1987), in forza del Dpr 751/1985 di esecuzione dell’intesa fra ministero e Cei in attuazione dell’accordo dell’84 modificativo del Concordato “.
Il leader dei lavoratori della conoscenza Cgil chiede quindi che questa disposizione vanga “immediatamente corretta“. Una modifica che permetterebbe “il ripristino della par condicio fra gli alunni, la difesa dei diritti degli alunni che scelgono l’attività alternativa, la correttezza amministrativa dell’istituzione pubblica, il rispetto delle leggi e della laicità dello stato“. Il timore del sindacato di via Leopoldo Serra, è quello di ritrovarsi con l’ora di attività alternativa svuotata di significato.
Ed anche numericamente la questione risulta tutt’altro che marginale. Riguarda, infatti, almeno 500-600 mila alunni e studenti che quando arriva il docente di religione escono dall’aula. Nel 2005 il quotidiano “la Repubblica” dichiarò, forse esagerando, che i non avvalentesi avevano superato la fatidica quota di un milione (contro un milione e mezzo che continuava a fare lezione). Una cosa è certa: anche se complessivamente, considerando pure le scuole d’infanzia ed elementari, nove alunni e studenti su 10 si avvalgono, in alcune zone della Penisola le rinunce sovrastano le adesioni.
Basti pensare che in base ai dati ufficiali, forniti dalla diocesi di Milano, lo scorso anno nella sola capitale lombarda i rinunciatari all’ora di religione hanno toccato la percentuale record del 54,9%. La punta dell’iceberg, di disaffezione dalla materia, si è toccata nei professionali milanesi, dove si sono astenuti dall’ora settimanale addirittura il 64,9%. E ogni anno la forbice si allarga.