Le uscite didattiche sono una componente essenziale del percorso educativo in quanto offrono agli studenti opportunità preziose per apprendere al di fuori delle mura scolastiche.
Negli ultimi anni, precisamente con il riconoscimento dell’autonomia scolastica (Legge n. 59 del 1997), la gestione delle uscite didattiche è affidata ad ogni singola istituzione scolastica mentre precedentemente era disciplinata dalla C.M. 291 del 1992. Ogni istituzione scolastica, dunque, elabora in autonomia un regolamento interno per tali attività e, durante la contrattazione d’istituto, decide i compensi per i docenti accompagnatori.
Tuttavia, si osserva con crescente preoccupazione il fenomeno dei docenti che decidono di lavorare gratuitamente durante queste attività didattiche. Questa prassi rischia di deteriorare l’immagine della professione e di indebolire il valore del lavoro educativo.
La norma madre di riferimento è l’articolo 36 della Costituzione che recita:
“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.”
Il CCNL 19/21 e precedenti, inoltre, non contemplano il lavoro gratuito e gli artt. 2094, 2099 e 2126 del Codice Civile stabiliscono che ogni prestazione di lavoro deve essere retribuita o, in alternativa, compensata con il recupero delle ore.
Lavorare senza compenso durante le uscite didattiche comunica un messaggio errato: che il tempo e l’effort dei docenti possono essere dati per scontati. Questa percezione può contribuire a minare il valore del lavoro del docente, portando a una svalutazione generale della professione. In un contesto in cui il sostegno alla figura del docente dovrebbe essere forte, episodi simili minano la dignità, il decoro e il riconoscimento del professionista dell’istruzione.
Quando i docenti decidono di lavorare gratuitamente, non solo danneggiano la loro immagine, ma influenzano anche l’intera comunità educante. Questa dinamica, infatti, può costringere gli insegnanti a sentirsi in colpa o sotto pressione per non contribuire al di là dei loro obblighi contrattuali. Alcuni potrebbero temere di essere percepiti come meno coinvolti o motivati se non seguono l’esempio di chi presta ore gratuite, creando un clima di competizione malsano tra colleghi.
È essenziale comprendere che il lavoro di un docente è un lavoro complesso, che richiede competenze pedagogiche, didattiche, sociali e relazionali. Sminuire questo lavoro attraverso l’offerta gratuita di ore durante le uscite didattiche non solo tradisce la professione, ma può anche indebolire il sistema educativo stesso, impoverendo la qualità dell’istruzione.
Invece di lavorare gratuitamente, i docenti dovrebbero essere sostenuti e valorizzati attraverso politiche che riconoscano il loro impegno e la loro professionalità. Investire nel lavoro docente significa riconoscere l’importanza della loro funzione e garantire condizioni di lavoro adeguate.
Libero Tassella (Scuola Bene Comune)