Su un alunno è indisponente e poco avvezzo alle regole, può un docente perdere la pazienza e arrivare a schiaffeggiarlo? La risposta è senza ombra di dubbio negativa. A ribadirlo sono stati i giudici della Cassazione, rigettando il ricorso dei legali di una maestra di scuola primaria 57enne che aveva prodotto con quel gesto delle lesioni ai danni di un alunno di 9 anni: gli ermellin hanno reso definitiva la condanna a 400 euro di multa inflitta, lo scorso dicembre, dal Tribunale di Marsala.
I fatti risalgono al 13 ottobre di ben nove anni fa, era 2010, quando la maestra diede uno schiaffo al bambino. Ceffone in seguito al quale l’alunno andò anche a sbattere contro una statua.
Il bambino era in fila con gli altri compagni davanti alla scuola (l’elementare “Santa Gemma” di Mazara del Vallo) e come accade spesso a questa età, nell’attesa, rideva e scherzava con i coetanei.
Lo schiaffo, inoltre, sarebbe stato inferto con una mano al cui dito la maestra aveva un anello, creando così delle ulteriori conseguenze fisiche al giovane.
Una sentenza molto simile, in primo grado, è stata emessa lo scorso anno. I fatti, in quell’occasione, risalivano all’anno scolastico 2013/14 e riguardavano un istituto superiore di Verona, dove una professoressa di matematica diede uno schiaffo ad un suo alunno 14enne.
Il Tribunale della città scaligera condannò ka docente a 10 giorni di carcere e a 600 euro di risarcimenti.
L’insegnante aveva più volte ripreso l’alunno, spiegò il quotidiano ‘L’Arena’, che stava disturbando mentre altri suoi compagni erano interrogati, decidendo infine di allontanarlo dall’aula.
Subito dopo averlo fatto rientrare in classe, la docente aveva spostato accanto alla cattedra il banco del ragazzo per poterlo controllare meglio, ma lo studente continuava ad essere irrequieto. Senza alcun permesso, si avvicinò anche alle spalle dell’insegnante mentre stava mettendo dei voti sul registro elettronico.
In quel momento, la docente avrebbe alzato la mano colpendo il volto del giovane, facendogli volare gli occhiali, gesto che l’indagata ha giustificato al giudice come involontario, senza però essere creduta.
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