Si parla ancora del caso del docente colpito da una pistola ad aria compressa dagli studenti in classe in una scuola superiore di Bari, proprio come avvenne nel caso della docente di Rovigo lo scorso anno. La vittima dell’aggressione ha rilasciato un’ulteriore intervista a La Repubblica in cui ha spiegato come, secondo lui, dovrebbero essere puniti i responsabili.
Il professore di diritto aveva detto che questi meritassero l’espulsione, dicendo anche che i loro genitori non avessero chiesto scusa. Ieri l’uomo, invece, ha tentennato: “In effetti andrebbe bene anche una sospensione con lavori socialmente utili”, ha detto, prima di annunciare di voler, magari, insegnare in un altro istituto.
“Sto valutando l’ipotesi di presentare una richiesta per insegnare in un altro istituto. Da domani sono in malattia, il mio medico mi ha prescritto almeno una settimana di riposo. Non ho un dolore fisico causato dal pallino partito dalla pistola puntata verso il petto, ma mi sento stonato e debole. Fare lezione diventerebbe un po’ difficile. Sarà l’effetto dello spavento: subito dopo mi sentivo disorientato”, ha spiegato, ancora frastornato.
Il docente non parteciperà al consiglio di classe straordinario previsto per oggi alle 16, durante cui si parlerà, ovviamente dell’aggressione. La dirigente scolastica dell’istituto per ora preferisce restare in silenzio. “Non li ho denunciati, continuo a chiedere l’espulsione”, ha continuato il prof. “Non vorrei che in questo modo i due ragazzi non potessero più iscriversi a nessun’altra scuola quest’anno, non so come funzioni”. E alla fine: “Andrebbe bene anche la sospensione con i lavori socialmente utili, come suggerito dall’associazione dei presidi”.
Ecco le parole del professore qualche giorno fa: “È un gesto di bullismo: vuol dire io sono più forte di te. In quel momento il ragazzo ti dice ti sto sfidando, conto più di te e non sei più autorevole. Ti posso mettere i piedi in testa. Questa è una società in cui è tutto lecito, così come prendere il cellulare in classe e filmare il docente. Questa volta non è accaduto, ma mi è capitato quando insegnavo in un’altra scuola”.
“È troppo permissiva e c’è poca sicurezza”, ha detto riferendosi alla scuola. “Gli studenti possono portarci dentro qualunque cosa. Saremo costretti a installare i metal detector per non far entrare pistole e coltelli. Pretendo che chi entra debba essere pulito. Tra l’altro pensavo che fosse una pistola vera, solo dopo aver ricevuto il colpo ho visto il cerchietto rosso. Non vorrei che alcuni sdrammatizzino dicendo che è una pistola giocattolo: mi ha fatto male”.
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