Home I lettori ci scrivono Il docente di sostegno: non chiamiamolo più docente

Il docente di sostegno: non chiamiamolo più docente

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Salve, sono una docente di sostegno.

Mi è appena giunta comunicazione che da martedì prossimo 2 marzo 2021 la Romagna passa in zona arancione scuro e le scuole restano chiuse anche a  Ravenna tranne che per i ragazzi con sostegno che facciano richiesta di frequentare, così come successo lo scorso ottobre. Già quanto emerso ad ottobre con questa diversità di condotta rispetto a tutti gli altri alunni e docenti è stato abbastanza raccapricciante.  Ora si ripete il copione.

Ciò che affiora da questa scelta è palese. I docenti di sostegno, così come nella credenza popolare, non sono dunque docenti al pari degli altri  ma….Oss (operatori socio sanitari), oppure badanti o per essere meno discriminatori e polemici, baby sitter? Con tutto il rispetto naturalmente per queste categorie di lavoratori.

Nel periodo di dad 50 per cento in cui le classi nella mia scuola erano state divise a metà (50% in presenza e l’altro 50 in contemporanea a casa) avevo fatto richiesta di restare in dad quando una delle alunne che seguo,  aveva scelto di seguire la classe ed era a casa. Mi è stato risposto giustamente di no perché docente di classe e non dell’alunno per cui se metà della classe era in presenza, anche se la mia alunna era a casa, io dovevo essere sempre in presenza. 

Adesso che tutta la classe è a casa e solo la mia alunna a scuola (tra l’altro completamente autonoma e che segue gli obiettivi della classe), io sono obbligata a stare a scuola perché non sono più docente della classe ma docente sull’alunna? Mi sbrogliate la matassa? Ammetto i miei limiti e non capisco. Non capisco perché di fronte ad una pandemia mondiale, ad una situazione drammatica, io dovrei fare ogni giorno 150 km in un contesto di contagi elevatissimo, lasciare mio figlio di 13 anni che ha grossi problemi personali in dad da solo a casa (sono separata), rischiare tra mezzi pubblici etc di portare a casa chissà cosa, solo per recarmi in un istituto vuoto e sedermi accanto ad un’alunna che in totale autonomia (anzi), si collega dal PC  con la classe? Perché?

Tra l’altro un’alunna i cui genitori al mattino sono a casa per cui non resterebbe sola e che ha tutti gli strumenti per potersi collegare da remoto e che viene spesso contro la sua volontà perché a scuola si sente sola. Qual è il senso? Me lo spiegate?? La scuola è chiusa e lo deve essere per tutti. Si muore… e io ne so qualcosa… per cui, basta trovare vittime sacrificali per farsi belli agli occhi della società. Inoltre ci si riempie di saggezza parole parlando di integrazione di alunni diversamente abili. Di che integrazione si tratta se li consideriamo in modo diverso dagli altri? Il messaggio che passa a loro è: sei speciale, per cui avrai un trattamento speciale

La mia conclusione, perdonatemi, ma è solo quella di voler apparire al mondo come l’esempio del Paese all’avanguardia, il tutto a scapito di noi docenti che siamo obbligati ad immolarci per la gloria. Tra l’altro, proprio i ragazzi diversamente abili sono quelli che non comprendono e non accettano il distanziamento sociale. Ogni giorno è una straziante battaglia per fargli capire che non possiamo abbracciarci, toccarci, prenderci per mano… per cui proprio noi docenti di sostegno andremmo tutelati più degli altri.

Cosa dovremmo fare? Bardarci con tute, guanti e visiere? E questo a livello psicologico e produttivo che beneficio avrebbe per l’alunno?

Soprattutto alunni come la mia, consapevoli, intelligenti reattivi… a cosa servirebbe se non addirittura a provocare danni? E alla fine proprio noi che forse siamo gli unici che veramente hanno a cuore questi ragazzi, pur di non turbarli, ci lasciamo abbracciare, toccare, li accarezziamo, mettendo a rischio la nostra vita nella speranza che mai accada il peggio. Non è giusto. Perché i sindacati tacciono e acconsentono a tutto ciò? 

Le scuole sono chiuse ed il motivo di una scelta così importante è chiaro, per cui basta. Noi siamo docenti di classe ed esseri umani fragili al pari di tutti gli altri. No alla discriminazione degli alunni, ma anche dei docenti

Lettera firmata