Ai presidi non è piaciuta la modifica in extremis della norma sul docente esperto, attuata in Parlamento nelle battute finali della conversione in legge del D.L. n. 115/2022. Antonello Giannelli, presidente Anp, il primo sindacato dei ds, non nasconde la sua rabbia, legata in particolare all’avere approvato l’emendamento al decreto che ha sottratto ai presidi la scelta del docente esperto (anzi “stabilmente incentivato”) per portarla in contrattazione con i sindacati.
Secondo Giannelli, la prima versione, figlia del DL 36, “seppure non particolarmente coraggiosa, lasciava intravedere una forma embrionale di carriera dei docenti”, ma con il cambiamento dell’ultima ora “evidentemente – continua – se si è voluto intervenire affinché la disciplina di dettaglio fosse rinviata alla contrattazione collettiva“.
Il risultato, continua Giannelli, è che non si voluto procedere per avviarsi verso una “progressione di carriera non esclusivamente legata agli scatti di anzianità”. Visto che, alla fine, l’incentivo si tradurrà in scatti stipendiali maggiorati.
Il problema, per An, è che non basta “utilizzare la parola ‘carriera’ per introdurne un vero sviluppo”.
Ma soprattutto, e qui sta la critica maggiore del sindacalista Anp, “non si è voluto attribuire al dirigente scolastico, titolare del potere gestionale, la competenza al riconoscimento del docente stabilmente incentivato disattendendo, così, le sue prerogative definite dall’art. 25 del D.lgs. 165/2001”.
Per Giannelli, si è preferito realizzare “un’operazione con uno sguardo al passato che tradisce un atteggiamento di ostilità nei confronti della cultura dell’efficacia del servizio. Quell’efficacia che proprio il dirigente è tenuto a garantire grazie alle competenze che la legge gli attribuisce e ai connessi autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane“.
Andando così a disattendere, conclude il leader Anp nazionale, “le esigenze di una scuola che necessita da subito di docenti meglio motivati, meglio formati e meglio retribuiti“.
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