Mentre il governo Draghi si dedica alla gestione dell’ordinaria amministrazione, si accendono i motori della campagna elettorale e si studiano alleanze in vista del 25 settembre, che in Sicilia sarà anche data per il rinnovo dell’Assemblea Regionale e dell’elezione diretta del Presidente della Regione.
I giovani di 18 anni voteranno per la prima volta anche per il Senato, privilegio riservato prima dopo il compimento dei 25 anni e quindi i giovani, appena diplomati, diventano “elettorato attivo” dei 400 Deputati e dei 200 Senatori, secondo il ridimensionate nel numero dei partecipati alle due Camere Parlamentari.
A chi andrà il voto dei giovani se non sono stati opportunamente preparati? Le scarse informazioni sui programmi dei diversi partiti presentano un quadro frammentario e incerto del futuro del Paese, non bastano le belle parole e l’attenzione ai giovani, al lavoro, alla valorizzazione delle eccellenze.
Ancora una volta vien meno il sostegno della formazione scolastica e dell’apprendimento vero dell’Educazione Civica che prepara ad essere uomini, donne e cittadini:
La democrazia è aperta ed è giusto far sentire, attraverso la voce di tanti cittadini onesti, stanchi di certa politica, la volontà di un cambiamento reale nella società che potrà avvenire se passa attraverso la scuola e la formazione civica dello studente-cittadino.
Di tanto in tanto alcuni politici nei loro interventi elettorali, intessuti di belle parole: economia, sviluppo, energia, industrie, aziende, ecologia, si fa riferimento alla scuola e per raccogliere maggiori consensi si promette l’aumento degli stupendi.
Perché tutto ciò non è stato finora? Perché ci si è limitati all’emergenza, senza attenzione ad una progettualità di sviluppo e di crescita nella qualità del servizio di istruzione e formazione?
Il Ministro Patrizio Bianchi ha promesso che dopo un triennio di formazione valutata positivamente gli insegnanti avranno un incentivo una tantum e dopo tre cicli di formazione con valutazione positiva, possono ottenere un assegno permanente da oltre 5mila euro lordi annui che consentono un salto del 15% rispetto alla retribuzione media; ma la proposta del PNRR è riservata a pochi privilegiati, e si creeranno ancora una volta nelle scuola contrasti e opposizioni interne, a danno della qualità e dell’efficienza nella didattica.
Nel dibattito di questi giorni è risultato poco apprezzato l’artificioso iter del “docente esperto” definito “provvedimento astruso nei contenuti ed incomprensibile nelle motivazioni” , come pure la definizione del numero degli “aventi diritto”, quanto, invece, il traguardo di “docente esperto” coinvolge tutti i docenti e dovrebbe essere conseguito non dai “pochi eletti”.
Introdurre negli ordinamenti scolastici un sistema di progressione di carriera fondato sul merito e non solo sull’anzianità, come già avviene in molti altri Paesi costituisce una delle condizioni imposte dalla Comunità europea per accedere ai fondi del PNRR
Le risorse destinate all’Istruzione sono condizionate, infatti, all’adempimento degli impegni preventivamente assunti.
Come ha dichiarato Lucrezia Stellacci dell’UCIIM: “da più di vent’anni che si cerca di trovare formule per differenziare le carriere dei docenti, tutte rimaste inattuate”.
E’ necessario cominciare a pensare a forme di diversificazione che possano aggregare consensi per poterli poi proporre, al momento opportuno a chi avrà il potere di decidere al riguardo.
A settembre, al rientro dalle ferie dei parlamentari, il Decreto-legge “Aiuti bis” che prevede l’articolo sulla progressione di carriera nella categoria dei docenti delle scuole statali, sarà discusso per essere convertito in legge, e si prevede che saranno aggiunti dei rimandi a successivi regolamenti applicativi.
I tentativi e piccoli passi realizzati anche sul sentiero della scuola digitale e della “cittadinanza digitale” risultano ancora improduttivi e poco efficaci per un reale auspicato cambiamento di innovazione scolastica nell’ottica europea e di una riconosciuta qualità.
Così pure gli annunciati sostegni economici previsti negli artt.1 e 2 della legge delega Family Act a sostegno della scuola dell’infanzia, dei “buoni scuola” e prossimamente del “buono libri”, si auspica che non restino solo “promesse elettorali”.
“La scuola è cosa nostra” è il titolo della lettera aperta scritta da Suor Anna Monia Alfieri, di recente nominata “Cavaliere della Repubblica”, esperta di politiche scolastiche, da sempre in prima linea per garantirne i diritti della libertà di scelta educativa, di una scuola pubblica, statale e paritaria, sollecita un impegno politico per restituire alla scuola la sua centralità di prevalenza nella progettualità dei partiti e delle linee di governo della Nazione. Nell’espressione “cosa nostra” si legge non tanto il riferimento alla mafia, bensì il desiderio di appartenenza alla scuola ed il sogno di una scuola nuova, nella prospettiva di sicura garanzia del futuro dell’Italia in dialogo con l’Europa.
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