La scuola di oggi non ha più il docente trasmettitore, ma quello facilitatore, ossia l’insegnante che semplifica, che soccorre, che non mette in difficoltà i propri alunni, che ha già le soluzioni dei mille problemi da affrontare in mille situazioni.
Insomma più che parlare di docente facilitatore, potremmo parlare di docente APP, cioè di un insegnante che fornisce agli alunni tutte le applicazioni per risolvere, senza problemi, le difficoltà a scuola. Un po’ come le APP dei telefonini che “soccorrono” e “facilitano” gli utenti nelle diverse esigenze. Siamo di fronte ad una scuola leggera, che non deve affaticare gli alunni, ma accompagnarli in un processo educativo e formativo, in cui la parola “difficoltà” deve essere bandita, allontanata perché crea ansia, insonnia, pensieri cattivi nella mente degli alunni che si considerano non all’altezza delle loro prestazioni. Gli alunni di oggi vivono la paura delle prestazioni, del competere, perché tutto per loro deve essere facilitato.
E, nel corso degli anni, siamo passati dalla programmazione ministeriale, alla progettazione, alle Uda, un modello di insegnamento non più fatto ex cattedra, ma ritagliato a misura per l’alunno, per fargli capire e superare, senza paure e difficoltà, gli ostacoli.
E quando saranno fuori dal percorso scolastico non ci sarà più il docente APP e allora come faranno a superare i mille ostacoli della vita di oggi? Dovranno scontrarsi con la dura realtà, ben diversa da quella sempre “ovattata” di mamma, papà e dell’insegnante buonista.
Insomma per la scuola di oggi c’è una figura professionale nuova: il docente giocherellone, che diverte, intrattiene e fa felici tutti gli studenti, non più il docente che fa studiare e prepara gli studenti ad affrontare le difficoltà. Le lezioni frontali annoiano e, quindi, sono un brutto ricordo.
Mario Bocola
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