Le verifiche e le valutazioni sono un diritto degli studenti. Ma anche un dovere degli insegnanti.
I quali, devono periodicamente preparare e fissare i compiti, per poi correggerli e valutarli.
Sottrarsi a questa prassi, evitando di mettere in atto modalità alternative, comunque sempre finalizzate alla corretta valutazione dello studente, costituisce un vero e proprio reato.
Ed è quello in cui è intercorsa una docente 40enne di matematica e fisica, in servizio in un liceo scientifico di Varese, il Ferraris: secondo l’accusa, tre anni fa, era l’anno scolastico 2014/2015, la docente non avrebbe programmato verifiche o interrogazioni in classe assegnando.
Poi, però, non si comprende su quali basi, in sede di scrutinio finale, a giugno, avrebbe proposto al Consiglio di Classe lo stesso voto, un bel 9, per tutti gli studenti della classe.
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A segnalare il caso agli organi superiori era stato il dirigente scolastico del liceo di Varese, insospettito dell’eccessiva uniformità di giudizi emessi dall’insegnante. Peraltro, in una disciplina dove il numero di “eccellenze”, almeno in Italia, è statisticamente rivolto più verso la sufficienza “tirata” che a ridosso del massimo dei voti.
Preso atto di ciò, la docente, scrive l’Ansa, è stata quindi rinviata a giudizio a Varese, con l’accusa di falso. Poiché, l’atto pubblico, il giudizio dello studente, non è confutato da alcuna prova, su che basi la prof avrebbe emesso quei voti?
Nel frattempo, l’insegnante di matematica che ora andrà a processo, ha cambiato istituto scolastico superiore.
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