I lettori ci scrivono

Il docente non può pranzare a scuola e a nessuno gliene importa…

Nel ringraziare La Tecnica della Scuola per l’interesse mostrato nella causa in questione, (vedasi https://www.tecnicadellascuola.it/settimana-corta-a-scuola-senza-buoni-pasto-e-a-discapito-dei-docenti), tengo ad informare i lettori di una nuova iniziativa che si pone, come obiettivo, di sensibilizzare sull’argomento l’Agenzia Aran e i sindacati firmatari (e no) del prossimo imminente accordo.

Al seguente link è possibile visionare e/o scaricare il documento inviato loro (e ad alcuni esponenti della Camera, Ministero dell’Istruzione e del Merito compreso)

https://drive.google.com/file/d/1voosqpSDKnHazkhApwPjT4tdw-ls4KyN/view?usp=sharing

dove si fa presente la manifesta incostituzionalità dei CCNL Scuola firmati fino ad oggi nella parte in cui si stabiliscono turni di lavoro superiori alle 6 ore, senza prevedere alcuna forma di agevolazione assistenziale al personale Docente e ATA.

Le argomentazioni esposte si aggiungono alle Direttive Comunitarie esistenti da tempo, come la n. 34/2000 e la n. 104/93, ed alle sentenze della Corte di Cassazione citate nello stesso documento.

In particolare sottolineo le palesi contraddizioni con gli art. 3, 32, 36, 37, 53 e 97 della Costituzione italiana, rese ancor più evidenti dall’adozione della settimana corta negli istituti scolastici, quando si obbliga il lavoratore a provvedere al suo sostentamento a spese non più sostenibili, proprio a seguito della modifica unilaterale dell’orario di servizio.

Tengo anche a precisare che la mia è tutt’altro che una battaglia personale o di sigla sindacale. Purtroppo il prossimo rinnovo incombe sull’estate ed occorrerebbe molto tempo per organizzare raccolte firme o petizioni, soprattutto alla luce del fatto che in alcune scuole si sta valutando l’adozione della settimana corta senza tener conto delle negative ricadute economiche sul personale, come già avvenuto troppe volte in passato nel silenzio generale di tutti, soprattutto di stampa e tv.

Rammarica notare che fa più notizia il gatto rimasto sull’albero o l’erbaccia sul marciapiedi rispetto al precario a 1.000 euro netti al mese costretto a spenderne almeno 200, se vuol pranzare.

Per quanto il problema sia già stato sollevato più o meno marcatamente da tutte le sigle sindacali, ho ritenuto queste lotte poco incisive seppur lodevoli. Rinviare il tutto ad un’ipotetica contrattazione decentrata non è una soluzione se non ci sono risorse. È giusto concentrarsi sulle rivendicazioni salariali, ma non dimentichiamo che queste migliorie al ribasso “evaporeranno” a breve con l’inflazione ed il caro-vita in generale, com’è sempre stato. Il diritto come quello in discussione, invece, se conquistato rimarrà per sempre.

Chiedo a tutti di far pressione sui propri sindacati di riferimento ed alla Politica affinché la questione abbia l’importanza che merita rimanendo doverosamente apartitica.

Diffondete il documento, personalizzatelo o fatelo vostro con la vostra firma, come più riterrete opportuno. L’importante è far comprendere che oramai “il re è nudo” e non si può continuare a fingere che la Costituzione e le norme europee non esistano.

Se firmeranno l’ennesimo contratto incostituzionale, se ne assumeranno la responsabilità ed i lavoratori indignati ne prenderanno atto avviando contenziosi per ristabilire equità e giustizia.

Proprio ai sindacati è rivolto l’invito ad appoggiare i lavoratori comunque e concretamente, molto più di quanto sinora abbiano fatto sottoscrivendo quei contratti con la logica del bicchiere mezzo pieno, contratti oramai divenuti retaggi di quell’antico mondo dove imperavano i marchese del Grillo e Maria Antonietta con le sue brioche.

Nel dubbio che questa mia disamina possa apparire come uno sconsiderato “j’accuse”, provate a mangiare brioche (ma anche panini o tramezzini) fino a 5 volte a settimana all’ora di pranzo.

Grazie a tutti coloro che daranno una mano.

Danilo Fiore

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