Insegnare a scuola non significa solo svolgere il lavoro “frontale” in aula con gli alunni. Mediamente, ogni giorno un docente svolge quattro ore di lavoro extra didattico, quindi fuori dalla classe: lo fa per preparare le lezioni, correggere i compiti, parlare con i genitori, riunirsi con i colleghi, aggiornarsi e assolvere mille altre necessità che la scuola gli impone. La stima delle ore aggiuntive all’insegnamento giunge da un recente studio del “Movimento docenti romani”. Per saperne di più, La Tecnica della Scuola ha intervistato uno degli insegnanti che ha realizzato la ricerca: è il professore Silvano Mignanti, insegnante di Informatica in un istituto superiore di Civitavecchia.
L’impegno annuale complessivo di un insegnante, ha detto il docente laziale, è di “circa 1.800 ore e di queste circa un 60% sono per la didattica: quasi 800 ore all’anno sono quindi legate ad attività non prettamente legate alle lezioni”.
Per relizzare lo studio, ha continuato, “abbiamo cercato di aggregare i dati, cercando di mediare le inferenze e incrociando i dati con studi precedenti”.
Se si considera un docente medio con cinque classi, si va quindi ben oltre le 40 + 40 ore previste dal contratto.
Considerando che la stragrande maggioranza delle ore svolte non vengono nemmeno remunerate, parliamo dunque di impegni “a cui non è corrisposto un adeguato compenso. Eppure – ha aggiunto il prof di Informatica – i docenti vengono considerati da gran parte della popolazione spesso come dei fannulloni che hanno tre mesi di ferie d’estate e lavorano 18 ore a settimana”.
Le cose stanno dunque diversamente: dalla ricerca è emerso che ci sono insegnanti che in media lavorano oltre 50 ore a settimana, mentre un dipendente pubblico si ferma a 36 ore settimanali.
“Possiamo dire a gran voce che con lo studio”, ha detto Mignanti, abbiamo dimostrato che “quello del docente è un lavoro principalmente di cuore e di volontà: se una persona decide di fare il docente per lo stipendio, allora non deve assolutamente fare questo lavoro”.
Perché chi insegna “fa tante ore in più rispetto a quelle che dovrebbe effettivamente svolgere da contratto”.
“Nonostante questo – continua il professore – spesso e volentieri gli italiani ci vedono privilegiati. E questo dà fastidio: vorremmo far passare il messaggio che non è così, che ci impegniamo, facciamo il massimo. Anche se abbiamo ragazzi difficili, classi numerose e tanti problemi. Siamo dei professionisti”.
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