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Il docente per APP o un APP per il docente?

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Il docente per APP o un APP per il docente? Sembra uno scioglilingua, ma si deve constatare amaramente che la figura dell’insegnante a scuola è diventata evanescente, invisibile a genitori e alunno.

Meglio avere una APP sullo smartphone che funge da docente che un insegnante in carne e ossa.

L’APP la si può manovrare tranquillamente secondo i propri interessi e i propri “desiderata”; con il docente in carne e ossa bisogna parlarci, confrontarci e le cose diventano più difficili.

Tuttavia, facendo un tuffo nel passato la scuola di un tempo aveva il docente trasmettitore di contenuti e di informazioni che formava didatticamente gli alunni, fornendo loro le basi fondamentali sulle quali costruire conoscenze in grado di accompagnarli per l’intero arco della vita lavorativa.

Erano docenti e studenti volenterosi, appassionati, ben disposti ad uno scambio interculturale, che conoscevano il sacrificio, l’impegno, la fatica, il sudore e soprattutto la voglia di competere su cose serie, reali. La scuola di oggi non ha più il docente trasmettitore, ma quello facilitatore, ossia l’insegnante che semplifica, che soccorre, che non mette in difficoltà i propri alunni, che ha già le soluzioni dei mille problemi da affrontare in mille situazioni.

Insomma più che parlare di docente facilitatore, potremmo parlare di docente APP, cioè di un insegnante che fornisce agli alunni tutte le applicazioni per risolvere, senza problemi, le difficoltà a scuola. Un po’ come le APP dei telefonini che “soccorrono” e “facilitano” gli utenti nelle diverse esigenze.

Siamo di fronte ad una scuola leggera, futile, che non deve affaticare gli alunni, ma accompagnarli in un processo educativo e formativo, dove la parola “difficoltà” deve essere bandita, allontanata perché crea ansia, insonnia, pensieri cattivi nella mente degli alunni che si considerano non all’altezza delle loro prestazioni.

Leggerezza e futilità intese in senso negativo, non come le intendeva Italo Calvino nelle sue Lezioni americane, dove questi due termini arricchivano l’essere unano, rendendolo una persona pensante.

Gli alunni di oggi vivono la paura delle prestazioni, del competere, perché tutto per loro deve essere facilitato.

E, nel corso degli anni, siamo passati dalla programmazione ministeriale, alla progettazione, alle Uda, un modello di insegnamento non più fatto ex cattedra, ma ritagliato a misura per l’alunno per fargli capire e superare, senza paure e difficoltà, gli ostacoli. E quando saranno fuori dal percorso scolastico non ci sarà più il docente APP e allora come faranno a superare i mille ostacoli della vita di oggi?

Dovranno scontrarsi con la dura realtà, ben diversa da quella sempre “ovattata” di mamma, papà e dell’insegnante buonista. E qui cominciano i problemi seri e complessi….

Mario Bocola

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