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Il docente youtuber: mai assenze a scuola, anche Vecchioni insegnava e cantava. Un prof che fa video è davvero un problema?

Sta facendo discutere la vicenda relativa Massimo Taramasco, il docente youtuber che ha percepito compensi indebiti pari a oltre 360 mila euro con l’attività sulla piattaforma, attraverso l’interposizione di una società creata ad hoc senza dichiarare nulla alla scuola dove è in servizio, che avrebbe dovuto produrre un’autorizzazione.

Il 55enne insegnante di Elettronica di un istituto tecnico di Savona ha rilasciato un’intervista a Fanpage.it nella quale ha provato a difendersi.

“Non ho provocato danni a nessuno”

“Presso l’abitazione dell’insegnante sono state rinvenute apparecchiature tecnologiche idonee alla registrazione dei video sui propri canali”, questo è quanto si legge nel comunicato stampa diffuso dalla Guardia di Finanza. Taramasco ha commentato: “Stiamo parlando di pc e smartphone per girare i video. Come dovrei farli altrimenti?”.

“La Guardia di Finanza ha fatto questi accertamenti perché la legge 165 prova che avrei dovuto dire alla scuola cosa faccio e ricevere un’autorizzazione. Io non ho tolto un euro alla scuola e ho pagato tutte le tasse. Il problema sembra che riguardi il fatto di essere un dipendente pubblico”, ha commentato, rimanendo fermo nella sua posizione.

Il docente ha negato di aver tolto tempo alla sua occupazione principale, alla cattedra: “A scuola ho fatto assenze solo per il Covid: sono stato via cinque giorni. Non ho provocato danni a nessuno. Stiamo parlando di una normativa obsoleta, scritta quando YouTube nemmeno esisteva”, ha contestato.

Da Vecchioni ai docenti influencer?

Taramasco ha poi fatto notare che non è l’unico a svolgere attività alternative all’insegnamento: “C’è anche chi scrive libri e chi modera dei convegni. Roberto Vecchioni insegnava nella scuola pubblica e faceva il cantante. Se diventa un problema per un insegnante fare video allora siamo ben oltre lo Stato di polizia”.

“Spero che questo caso possa far luce su un’attività che quando è stata scritta la legge di cui abbiamo parlato ancora non c’era. Quella legge era stata fatta per altri motivi, ad esempio se un insegnante apriva anche una sua impresa. Io faccio solo il divulgatore”, ha commentato, sperando di spianare la strada per altri docenti come lui.

Redazione

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