Su Cristoforo Colombo periodicamente si abbattono versioni variopinte sull’effettivo suo luogo di nascita che sarebbe attribuito, stando a questi numerosi e variegati studiosi, ad almeno 25 nazioni diverse: dalla Grecia al Portogallo, dalla Scandinavia alla Polonia, mentre l’unico dato non messo in discussione risulta la città dove morì e cioè a Valladolid nel 1506, all’età di 55 anni e dove riposano le sue ossa.
Tuttavia da qualche tempo viene ripresa la tesi, mai abbandonata del resto, della nascita spagnola ma questa volta ebraica di Colombo da parte di un architetto, Francesco Albandaner, autore del libro “Colombo catalano”, da cui è stato tratto un docufilm. Qui l’architetto, gravemente malato di leucemia, dice: “Temo di morire senza riuscire a provare la mia ipotesi, in base alla quale il navigatore proveniva da un famiglia ebraica di setaioli di Valencia”.
A cui viene risposto dal professore dell’università di Granada José Antonio Llorente, che da anni porta avanti “indagini” sulle origine dell’ammiraglio: “Mi emoziona dirti che la tua ipotesi è quella che più si avvicina alla verità. Cristoforo Colombo non era genovese ma spagnolo e ebreo”.
Infatti dal 2001 Llorente porta avanti il lavoro per scoprire quella che per lui è la verità storica, fino ad arrivare nel 2020 quando a supporto della sua tesi pubblica i risultati del dna del navigatore, preso sulla sicura salma di Valladolid e confrontato anche su persone del nostro Paese con il cognome Colombo.
Da qui le sue conclusioni che si basano sul dna mitocondriale, che contiene informazioni sull’ascendenza da parte di madre, e sul cromosoma Y del figlio di Colombo, Fernando (Hernando Colón), che Llorente dice compatibili, con un’origine ebraica di Colombo che sarebbe nato in un paese nel Mediterraneo occidentale.
La ricerca ipotizza dunque che fosse un ebreo dei Sefarditi, cioè della penisola iberica, perché all’epoca lì vivevano 200mila ebrei, mentre in Italia ce n’erano solo tra i 10 e i 15mila. Un’altra argomentazione portata è che Colombo si espresse sempre in spagnolo nelle sue lettere, senza mai usare parole dell’italiano del tempo.
Il docufilm, basato su questi studi, avrebbe in Spagna riscosso molto successo, ma starebbe facendo anche molto discutere, visto che si tratta di una conclusione che spazzerebbe il campo dalle varie ipotesi e, soprattutto, da quella universalmente più accreditata, secondo cui Colombo nacque a Genova.
Infatti, nella scena clou del documentario, Lorente si rivolge a lui per rivelare che sia “nel cromosoma Y (ereditato dal padre) che nel Dna mitocondriale (ereditato dalla madre) del figlio Fernando ci sono tratti compatibili con l’origine ebraica”.
E dunque Cristoforo Colombo “nasce da una famiglia di tessitori di seta di Valencia, una tradizione nella comunità ebrea sefardita, all’epoca molto estesa in Spagna”. E avrebbe nascosto la sua religione per sfuggire all’espulsione degli ebrei decretata dai re cattolici. Un’altra prova della sua origine ispanica era che “scriveva le lettere in spagnolo”.
Una conclusione contestata da esperti come Antonio Alonso, ex direttore dell’Istituto nazionale spagnolo di scienze forensi, secondo cui “il documentario non mostra in nessun momento il Dna di Colombo”.
Ma non solo, la storica Gabriella Airaldi, tuona: “Basta discutere dell’origine di Colombo, è italiano”: “La genovesità di Colombo è contenuta nei suoi scritti”, dal momento che “esistono talmente tanti documenti che non può essere messa in discussione”.
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