Caino uccise Abele per invidia, ma pure perché rappresentava la civiltà nomade, la pastorizia, mentre Caino quella stanziale, il lavoro del suolo, l’agricoltura. Il primo fratricidio al mondo per dire che essere fratelli non è un compito facile e il legame di sangue non è condizione sufficiente per indicare la qualità di una relazione, perché anche la fratellanza è fatta di gerarchie e di preferenze, che non permettono di vedere nell’altro un fratello, ma un concorrente e un avversario da eliminare, come accadde del resto con Romolo e Remo e come è sempre accaduto sulla terra attraverso le guerre fra popoli e nazioni, mentre i sacerdoti opposti, ma di fede comune, benedivano le armi in nome dello stesso Dio.
Da qualche tempo tuttavia, la chiesa cattolica ha preso le distanze dalle guerre, da tutte le guerre e dovunque esse scoppino e da chi ne è causa, e in modo particolare in questo ultimo anno di conflitto fra Russia e Ucraina e soprattutto per parole, azioni e preghiera di Papa Francesco, il vescovo di Roma “venuto da un altro mondo”.
A descrivere questa nuova strada di fratellanza intrapresa dalla Chiesa cattolica, grazie alle azioni di Papa Francesco, il libro di Fernando Massimo Adonia, “Il dramma di Caino e Abele. Papa Francesco e la guerra tra russi e ucraini”, Algra Editore, 10,00 euro.
“Mentre si assiste a un macabro regresso di umanità, mi chiedo, insieme a tante persone angosciate, se ci sia la volontà di evitare una continua escalation militare e verbale; se si stia facendo tutto il possibile perché le armi tacciano”: è la voce solitaria del Papa nel deserto delle coscienze, più protese agli affari che alla pace, più intente a mandare munizioni e bombe che a cercare soluzioni per bloccare un conflitto che sta mietendo tanti innocenti, che distrugge scuole e ospedali, abbatte case e focolari.
“È la terza guerra mondiale”, grida Francesco e, anche se certi media spesso banalizzano le sue parole, è il solo che indica iniziative di pace rivolgendosi alla politica, alla diplomazia e persino alla religione medesima, invitando al dialogo Kirill II, il patriarca della Chiesa di Mosca.
Ma ha pure incontrato i leader russi e ucraini, chiedendo il rispetto dei trattati di Minsk e lo ha chiesto a Zelensky e a Putin, affinchè fermassero le armi e facessero scoppiare la pace.
Messaggio dunque di questo libro di Adonia è quello di spiegare perché il Papa abbia scelto di difendere solo le popolazioni martirizzate, senza schierarsi, secondo un obiettivo di pace supportata dalla giustizia. Mentre Bergoglio ha ben chiaro, e lo ha denunciato in tempi non sospetti affichè si arrivasse a una soluzione, sostiene Adonia in questo fecondo libro, che la crisi russo-ucraina viene da lontano, da accordi non rispettati forse con la chiara intenzione di ingaggiare un conflitto di queste dimensioni.
Pontefice dal pensiero complesso, e pure contestato all’interno del suo stesso clero, Bergoglio oggi rappresenta l’unico canale di dialogo con le parti in guerra e se chiede di pregare per la martoriata ucraina”, non ha fatto mancare le preghiere per le madri di quei soldati russi mandati al fronte. Optare per una sola delle nazioni in guerra significherebbe aderire all’uno o all’altro governo, mentre attende, pregando e implorando la fratellanza, di partire per affermare quella pace santa, impedendo definitivamente che Caino continui a uccidere Abele.
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