Viviamo in un’epoca dove, all’interno delle nostre scuole pubbliche, il rispetto delle regole, dei patti contrattuali e dei codici deontologici, infastidiscono molto l’autonomia gestionale delle attuali dirigenze, perché imbrigliate da lacci e lacciuoli. Non si tratta di una semplice impressione, ma più concretamente di una riflessione reale che proviene dalla parte di diversi docenti.
Bisogna pur dire e riconoscere che non tutte le dirigenze sono uguali, ci sono ovviamente quelle che riescono a coniugare rigore e democrazia, facendo funzionare la scuola in modo armonico ed efficace, ottenendo il plauso del proprio corpo docente. Bisogna anche dire che dirigenti scolastici e docenti sono ruoli collocati su due piani differenti, troppo distanti fra loro, ed apparirebbe difficile operare congiuntamente per fare funzionare al meglio il complesso mondo di una scuola.
Alcuni docenti vedono i propri dirigenti, come appartenenti ad una casta , li sentono distanti e qualche volta addirittura ostili. Da parte loro i Ds per migliorare il piano dell’offerta formativa, vorrebbero sempre più godere di una totale autonomia gestionale sia per quanto riguarda l’aspetto amministrativo- finanziario, sia anche e soprattutto per quanto riguarda l’aspetto organizzativo del lavoro del personale scolastico.
Capita a volte che, i dirigenti scolastici soprattutto quelli con poca esperienza, ignorino lo stesso contratto collettivo nazionale firmato nel 2007 e considerato pienamente valido, con dichiarazione congiunta Miur-sindacati, lo scorso agosto, considerandolo scomodo e orami superato in alcuni suoi aspetti dalla legge Brunetta.
Quindi in un momento storico, così difficile per la “categoria docente”, stritolata tra la morsa di una politica economica ripetutamente vessatoria nei suoi confronti e di una classe di dirigenti scolastici pronti a pretendere tutti i doveri contrattuali, ma a volte a non concedere i diritti previsti dallo stesso contratto, bisogna sapersi difendere senza subire in silenzio.
Esistono casi, che vanno denunciati, dove il Ds eccessivamente zelante, che non rispetta il contratto e quindi viola, con comportamenti scorretti e antisindacali, le regole e le norme pattuite, non rispetta il ruolo e il tempo della categoria docente. Bisogna sapere ad esempio che il Ds ha l’obbligo, prima che inizino le lezioni in avvio di anno scolastico, di presentare il piano annuale delle attività al collegio dei docenti.
È giusto sapere che il piano annuale delle attività deve essere deliberato dal collegio che lo può approvare così come è stato proposto dal Ds o può chiedere anche modifiche. Se il collegio dovesse decidere di respingere il piano, il dirigente ha il dovere di modificare il piano delle attività e sottoporlo nuovamente alla votazione del collegio.
Il piano delle attività non è in alcun modo una prerogativa unilaterale del Ds, anche se alcuni dirigenti scolastici megalomani affermano il contrario, in quanto resta regolato dall’art. 16 comma 2 del D.P.R. n. 275/1999, e dall’art. 28 comma 4 del CCNL/2007.
Ci dispiace sapere che in alcune scuole il piano annuale delle attività, non sia stato ancora oggi sottoposto alla delibera del collegio dei docenti o sia stato fatto passare come atto unilaterale e non discutibile. La domanda che sorge spontanea è una sola: ma se quei due piani così distanti in cui giacciono docenti e dirigenti, fossero congiunti dalla volontà politica di fare rispettare le regole dettate dai contratti, dal rispetto assoluto dei codici deontologici e dal superamento del contenzioso continuo, forse la scuola tutta non ne avrebbe più giovamento?
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