I lettori ci scrivono

Il Dsga, figura insostituibile ma poco retribuita

Nei tempi moderni le comunità professionali, cui spetta di agire per la soluzione dei problemi della vita sociale quotidiana e quindi, in generale, per il progresso della società, si interrogano sul loro lavoro, sul loro compito, sulla qualità delle loro risposte ai bisogni della comunità. Sociologi, pedagogisti, esperti le vagliano al lume delle loro dottrine.

Anche nel mondo della scuola, dirigenti, docenti, personale amministrativo, sollecitati da mille urgenze di nuove attività, si interrogano, rivendicano il peso del loro ruolo, si pongono domande sul loro lavoro e sul loro sviluppo, su innovazione e miglioramento. Ognuna di queste categorie è una comunità di pratiche, una componente del vasto mondo delle attività professionali che, oggi più che mai, è chiamato a gestire i processi della vita sociale.

Da docente vorrei spendere qualche parola sul valore e sull’importanza di quella particolare categoria professionale rappresentata dai DSGA della scuola italiana. Avendo avuto lunga esperienza di lavoro a stretto contatto con il DSGA della mia scuola posso offrire una testimonianza diretta, e credo attendibile, della centralità di questa figura professionale della scuola italiana, non abbastanza riconosciuta e ricompensata come sarebbe, invece, necessario.

Siamo assai lontani dalla figura del vecchio segretario diplomato (diligente o scioperato a seconda dei casi e delle vicende personali) che si aggirava nelle vecchie segreterie scolastiche tra il ciclostile e la cassaforte; un buon amico, che, con l’aiuto di un applicato, si destreggiava tra le buste in cui poneva, in contanti, il piccolo compenso da corrispondere (s.p.m.!) ai docenti per le ore di supplenza svolte e la compilazione degli immancabili elenchi dei libri di testo da affiggere in bacheca… Ricordi da libro Cuore.

Oggi il Direttore dei Servizi Amministrativi è tutt’altra cosa; è una figura professionale qualificata centrale della vita scolastica. Si può dire senza timore di smentita che se cessasse il lavoro del DSGA si bloccherebbe istantaneamente l’intera vita scolastica. Una scuola può forse sopravvivere senza Dirigente, ma non può sopravvivere senza DSGA.

Ci sono ragioni precise a riguardo. Sostiene D. A. Schon (Formare il professionista riflessivo. Per una nuova prospettiva della formazione e dell’apprendimento nelle professioni, Franco Angeli, Milano, 2006, p. 31), parlando di comunità di pratiche, che in tutte le comunità professionali, e nella pratica professionale in generale, vi è un terreno superiore, di livello elevato, in cui si collocano problemi che si prestano ad essere facilmente risolti attraverso l’applicazione di teorie, schemi, proposizioni concettuali, ed un terreno inferiore, più basso, in cui si collocano, invece, tutti i problemi complessi e difficili. Questo terreno più basso è la parte paludosa, in cui si trovano mille problemi disordinati, indeterminati, difficili da risolvere. Tuttavia (e qui sta l’ironia della situazione), i problemi superiori sono concretamente poco importanti per i singoli individui e per la società, mentre è proprio la parte bassa, paludosa, che raccoglie le istanze ed i problemi di maggiore interesse per i singoli e per la società.

Nella scuola i DSGA, e con loro gli impiegati amministrativi, si trovano ad operare proprio in questa palude, con i problemi importanti per i singoli e per la comunità, che non possono essere affrontati e risolti con modelli astratti, con percorsi e formule predefinite e date una volta per tutte.

I DSGA affrontano quotidianamente la palude. Questa palude è popolata di problemi a cui bisogna dare soluzione per far evolvere le cose, per far marciare la scuola, per dar risposta a mancanze avvertite. E tutto questo solo essi lo sanno fare e solo essi lo possono fare. La palude è popolata di problemi che hanno nomi e sigle che i DSGA (ed un poco anche noi docenti) conoscono bene, a volte come veri e propri incubi: cig, Simon, cup, Perlapa, flussi, SIDI, Sif, Pagopa, Simof, passweb, Pon, ricostruzioni, pensioni, ecc.

Questo è il complesso e magmatico flusso del terreno inferiore, della palude, in cui lavorano quotidianamente i DSGA.

Dal modo in cui si gestiscono, si affrontano, si risolvono queste situazioni, dal modo in cui i DSGA, come comunità di pratiche, imparano ed agiscono, dall’interno del sistema, dipende la reale ed effettiva vita del mondo scolastico, il governo dei processi che coinvolgono tutti noi. In questo terreno basso non ci sono teorie e soluzioni preconfezionate da applicare.

In questo terreno, ogni giorno, la formidabile e mai troppo apprezzata comunità dei DSGA deve esercitare il suo giudizio riflessivo, ispirato al buon senso, alla saggezza operativa, alla sperimentazione, all’imparare facendo. In questo contesto si condividono procedure, si riflette e si inventano, letteralmente, soluzioni, si trovano strade… Da questo punto di vista i DSGA non sono “esecutivi”. Non possono esserlo. Essi non eseguono alcunché né applicano teorie o schemi. Sono di norma essi stessi a mettere a punto gli strumenti migliori per raggiungere i fini necessari.

Una dotazione di esperienza e di professionalità condivisa della quale poi si avvalgono i dirigenti.

Sono i DSGA dall’interno dei diversi scenari problematici, a trovare le migliori soluzioni al problema del momento, la risposta alla mancanza, la via preferibile per un miglioramento da attuare; riflettere e provare le risposte valide, e adeguatamente moderne, che facciano marciare la scuola, di conseguenza tutti i suoi membri, ed infine, più in generale, gli uomini e la società nel suo complesso.

È vero, non sempre e non tutti i DSGA sono adeguati al compito; ma credo di poter ragionevolmente affermare sulla base dell’evidenza e della mia personale esperienza che la stragrande maggioranza degli appartenenti alla comunità professionale dei DSGA sia sempre presente e all’altezza al proprio ruolo. Il tempo, le ore che sono necessarie per lavorare nella palude, in questa massa imponente di problemi sempre urgenti e sempre decisivi è notevole. Assai spesso il loro lavoro va ben oltre i limiti imposti dal contratto giuridico.

A fronte del recente mancato riconoscimento di un maggiore compenso economico per il loro insostituibile lavoro e per la loro azione sempre oltre la routine quotidiana, credo sia doveroso da parte di tutte le componenti della comunità scolastica, innanzitutto dei dirigenti e dei docenti, riaffermare il valore e la centralità della comunità professionale dei DSGA e degli amministrativi della scuola italiana e chiedere per essi, in tutte le forme, il dovuto riconoscimento della loro funzione.

Dario Ianneci

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