Da quando si gioca a calcio con gli stadi vuoti il risultato della partita non è più condizionato dalla località dove si gioca, spettatori e tifosi erano e sono una componente attiva nella competizione sportiva, il cosiddetto fattore campo. Vedere una partita in televisione abbassa la carica emotiva da entrambe le parti, specialmente se si è soli.
Allora ci si riunisce nei bar dove la partecipazione condivisa aumenta l’effetto. La “partita a distanza” non solo a ridimensionato i bilanci delle società calcistiche ma ha fortemente diminuito il desiderio e questo è ciò che preoccupa maggiormente Presidenti e professionisti del settore.
La didattica a distanza ha subito lo stesso effetto, manca il fattore campo. La scuola non è solo il luogo della trasmissione di conoscenze, sostituibile egregiamente da remoto, ma anche il luogo dove si condividono emozioni.
Queste sono contagiose, hanno un raggio limitato, necessitano di presenza fisica e lasciarsi contaminare è attraente. Il distanziamento sociale scolastico reprime questa crescita. L’adolescente sperimenta a scuola una sua autonomia che a casa non ha, è un percorso formativo non raggiungibile a distanza.
L’apprendimento emotivo è la scintilla che genera desiderio e interesse e apre orizzonti nuovi. La scuola è partecipazione e ti cambia se la vivi con gli altri, altrimenti ricorda la fatica di Sisifo.
Questo a mio avviso è il vulnus della didattica a distanza, promotore e generatore della mancanza di desiderio.
Gabriele Fraternali