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Il figlio aggredisce un compagno, padre convocato a scuola sbatte contro il muro il docente e lo afferra per il collo: denunciato

Continua l’escalation di violenza contro i docenti da parte di studenti e genitori: il caso più recente, e ce n’è praticamente uno al giorno, ha avuto luogo in un istituto comprensivo di Reggio Calabria. La ricostruzione dei fatti è fornita da Il Corriere della Calabria.

Un docente è stato aggredito da un genitore di 34 anni che, convocato dalla scuola, ha iniziato a discutere con lui in merito alla condotta scolastica tenuta dal proprio figlio minore. In particolare l’uomo, a seguito di un litigio intercorso qualche giorno prima tra il proprio figlio ed un suo compagno di classe durante l’orario di lezione di educazione fisica, era stato convocato dall’Istituto per conferire con il docente coordinatore di classe ed essere informato del comportamento tenuto dal proprio figlio 12enne, il quale nello specifico aveva aggredito un altro alunno. Il genitore avrebbe detto: “La famiglia non va disturbata”.

L’uomo è stato denunciato

Giunto presso l’edificio scolastico, dopo aver chiesto al minore chi fosse il docente che lo aveva fatto convocare, il padre dell’alunno si è rivolto a lui con tono minaccioso, urlando, per poi aggredirlo fisicamente sbattendolo contro un muro e afferrandolo per il collo.

L’insegnante, assistito dal personale della scuola, fortunatamente non ha riportato traumi significativi ma ha deciso ugualmente di ricorrere alle cure mediche. I carabinieri, dopo aver svolto gli accertamenti del caso, hanno identificato il 34enne che verrà denunciato all’Autorità Giudiziaria per lesioni, violenza e minaccia a Pubblico Ufficiale.

Gli ultimi casi

Nelle ultime settimane sono moltissimi i casi di violenza contro i docenti o i dirigenti: basta pensare all’aggressione ad una professoressa di Varese da parte di uno studente, al preside aggredito Taranto da un genitore e a quello aggredito, sempre da un papà, Cosenza.

Cosa rischia il genitore violento

In base a quanto approvato con il cosiddetto Decreto Caivano approvato ad inizio settembre dal Consiglio dei Ministri, in linea teorica il genitore potrebbe davvero rischiare l’arresto immediato, poiché tale reato – violenze, minacce, resistenza a pubblico ufficiale – è stato inserito dal Dl nella lista di quelli per cui è possibile l’arresto facoltativo in flagranza.

Inoltre, il ministero dell’Istruzione e del Merito dovrebbe costituirsi parte civile per difendere in tribunale il docente colpito con violenza dal genitore.

A questo proposito, va ricordato che quanto approvato a pagina 186 della Gazzetta Ufficiale, serie Generale del 9 agosto, nel 2019: “Art. 341 -bis (Oltraggio a pubblico ufficiale) . – Chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone, offende l’onore ed il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio ed a causa o nell’esercizio delle sue funzioni è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La pena è aumentata se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato”.

Cosa deve fare il docente colpito?

Quando subisce un’aggressione verbale o fisica, il docente deve sempre informare, con una lettera scritta, il proprio dirigente scolastico, il quale, come prevede l’articolo 2087 del Codice civile, è obbligato ad adottare le necessarie misure atte a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei dipendenti.

L’insegnante aggredito dovrebbe anche chiedere allo stesso preside di prendere provvedimenti per garantire le condizioni di sicurezza in ambito lavorativo previste dalla legge e scongiurare il ripetersi di ulteriori aggressioni in grado di provocare danni morali, fisici e/o biologici nei propri confronti.

Se sono stati riportati traumi o ferite, il lavoratore deve recarsi subito in pronto soccorso per le cure del caso e chiedere il rilascio del certificato medico attestante la diagnosi e le circostanze che hanno causato la richiesta di cure mediche presso la struttura ospedaliera: è bene ricordare anche la certificazione medica dovrà essere anche allegata alla successiva denuncia da presentare alla polizia giudiziaria o ai carabinieri.

Redazione

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