Non è giusto che il figlio di Totò Riina vada nella tv pagata da tutti per presentare un libro sulla sua “idilliaca” vita familiare.
Mentre tante stragi di mafia rimangono avvolte nel buio. E nel silenzio. A sostenerlo, il 6 aprile, è don Luigi Ciotti, a poche ore dalla partecipazione di Riina junior alla trasmissione Porta a Porta di Bruno Vespa su Rai Uno.
“Libera – dice – è da sempre accanto ai famigliari delle vittime delle mafie. Con loro è impegnata in tanti progetti. Con loro, e per loro, organizza il 21 marzo, la ‘Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie’. Ne ha conosciuto il dolore, la forza, la dignità, la tenacia nel richiedere verità e giustizia – assenti nel 70% dei casi – l’impegno nelle associazioni, nelle carceri minorili, nelle scuole per contrastare le radici della mentalità mafiosa. Meglio di altri comprende allora il loro sdegno e la loro incredulità di fronte alla scelta di una nota trasmissione di dare spazio questa sera al figlio di Totò Riina”.
Don Ciotti spiega che “c’è chi parla di diritto di cronaca. Ma il libro scritto da Giuseppe Salvatore Riina non aiuta a dissipare le ombre che ancora avvolgono le stragi di mafia e la rete di complicità, omissioni e silenzi che le ha favorite”.
“È un racconto – prosegue don Ciotti – di vita famigliare, a tratti idilliaca, dove la figura del padre, descritta in termini affettuosi quali Giuseppe Salvatore Riina ha tutto il diritto di usare, oscura quella del boss che ha mandato a morte tante persone e distrutto altrettante famiglie. Cosa c`entri questo col diritto d`informazione non è dato di capire”.
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“E se si può comprendere che un editore, allo scopo di profitto – contina don Ciotti -, non si faccia scrupoli a pubblicare testi di questo genere, altro conto è quello di uno spazio come quello televisivo – a maggior ragione se alimentato in quanto pubblico da un canone – che dovrebbe fornire un`informazione che aiuti la crescita culturale del paese, che non offenda la sensibilità degli italiani onesti e soprattutto la dignità e il dolore delle famiglie di persone che per il bene comune hanno sacrificato la vita”, conclude don Ciotti.
Anche Rosy Bindi, presidente della commissione Antimafia, ha speso parole di fuoco per la decisione di accogliere il figlio di Riina nella tv di Stato.
“Mi auguro che in Rai ci sia un ripensamento. Ma se questa sera andrà in onda l’intervista al figlio di Totò Riina, avremo la conferma che ‘Porta a Porta’ si presta a essere il salotto del negazionismo della mafia e chiederò all’ufficio di Presidenza di convocare in commissione la presidente e il direttore generale della Rai”, ha detto la Bindi.
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