In verità non si tratta di un rinnovo contrattuale, ma piuttosto di un contratto nuovo che si allontanerà di molto dai contratti che fino ad ora abbiamo conosciuto. Almeno queste sono le intenzioni del governo, che vorrebbe alla sua corte, sindacati acquiescenti e allineati alla furia riformista di questo esecutivo.
Ma c’è da dire che l’acquiescenza e l’allineamento sindacale, potrebbe significare la fine eutanasica dei sindacati che già oggi non godono di ottima salute. Per questo motivo il percorso verso questo nuovo contratto scuola non sarà privo di ostacoli e di reazioni sindacali unitarie.
Il filo conduttore che dovrebbe portare il ministro Stefania Giannini a presentare ai sindacati la sua proposta del nuovo contratto scuola è legato all’approvazione del decreto legge Ghizzoni-Aprea, sul riordino degli organi collegiali e all’introduzione nel nostro ordinamento dello stato giuridico degli insegnanti.
Si pensa anche all’approvazione del nuovo Testo Unico sulla scuola, che risale proprio a venti anni fa. Se queste supposizioni fossero corrette, presto in VII Commissione della Camera dei Deputati si tornerà a parlare di riforma degli organi collegiali e di stato giuridico dei docenti.
Assisteremo, sempre che l’analisi appena fatta sia reale e corretta, al ritorno delle larghe intese, che vedranno impegnati all’unisono esponenti del PD e di Forza Italia, per creare quel filo conduttore che porterà al nuovo contratto della scuola.
Come reagiranno i sindacati di fronte alla totale destrutturazione del vecchio contratto scuola? Quali saranno le cambiali che sindacati e governo dovranno pagare l’uno all’altro, perché possa essere condiviso un contratto scuola così diverso da quelli del passato? Certo è che se dovesse prendere forma un contratto scuola che rompe con gli schemi tradizionali, che fino ad oggi hanno garantito tutti i lavoratori in modo egualitario, questo sarebbe veramente una novità assoluta.
E’ ovvio che tale novità avrebbe delle ricadute anche sui contratti integrativi d’istituto, sui contratti che regolano la mobilità, comprese utilizzazioni e assegnazioni provvisorie. Una rivoluzione ci sarebbe anche per il reclutamento, che potrebbe essere gestito in autonomia dalle singole scuole.
Si tratta di cambiamenti radicali che sono destinati a segnare una profonda discontinuità con il passato. La cosa che lascia perplessi è la mancanza di confronto con i sindacati della scuola, che fino ad ora sono tenuti a debita distanza dal partecipare attivamente a scrivere le regole del nuovo contratto.
E la parte economica del nuovo contratto che fine ha fatto? Da quanto è dato sapere, la novità di queste ore è che “il tema del rinnovo della parte economica del contratto”, che come emerge dal documento inviato dal Ministero della Pubblica Amministrazione ai sindacati “merita di essere affrontato a partire dal prossimo anno. Quindi in questa fase si parlerà solo di nuovo contratto riferito alle norme giuridiche, dal 2015 forse, si potrà parlare dell’aspetto economico. Si prevede un’estate calda quando i sindacati saranno informati di come cambieranno le regole contrattuali, il termometro dei rapporti tra Miur e sindacati scuola è destinato a raggiungere livelli inimmaginabili. Speriamo soltanto che il termometro non scoppi e si possa trovare il giusto refrigerio.
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