Sull’inglese Financial Times, un editoriale dalla redazione fa il punto sulla situazione politica italiana e sul momento di crisi politica, “avvenuta nel momento peggiore”, che sta vivendo il paese.
In modo particolare il giornale sottolinea: “Era inevitabile che la rara stabilità portata alla politica italiana da Mario Draghi non sarebbe durata”, a causa di tensioni che sono traboccati “quando il partito populista Cinque Stelle, un membro chiave del suo governo trasversale, ha boicottato un voto su un pacchetto di aiuti da 26 miliardi di euro destinato a sostenere le famiglie con l’inflazione in aumento”.
“Il miglior auspicio è che Draghi continui a essere presidente del Consiglio il più a lungo possibile” dal momento che “la priorità è approvare il prossimo bilancio e portare avanti le riforme necessarie per sbloccare la prossima tranche del Recovery Fund dell’Ue da 750 miliardi di euro, di cui 200 miliardi sono destinati all’Italia”.
Ma soprattutto ancora, l’Italia deve rinnovare oltre 200 miliardi di euro di debito entro la fine dell’anno e che a questo punto appare problematico farlo “dato il previsto aumento di giovedì dei tassi della Bce. (…) I partiti politici italiani dovrebbero impegnarsi nelle riforme di Draghi e spingerlo a rimanere fino alle elezioni, ma devono anche pianificare in modo credibile un futuro post-Draghi”.
Nello steso tempo le agenzie scrivono che ci sarebbe un braccio di ferro fra ‘governisti’ e contiani dentro al M5S che potrebbe segnare la fine del Movimento stesso, considerato che se vincesse la linea di Conte, e dunque dello strappo definitivo col governo, una trentina di parlamentari sarebbe pronta a votare comunque la fiducia mercoledì.
La cosiddetta ala “responsabile” chiede pure una tregua tra Conte e Draghi, per non mettere in difficoltà l’esecuzione delle riforme collegate al Pnrr e ai progetti collegati.
Intanto si susseguono gli appelli delle associazioni imprenditoriali e di categoria, dalle imprese della logistica alle professioni sanitarie, perché Draghi rimanga al suo posto, a cui si uniscono 400 sindaci che firmano un appello a Draghi.
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