“Non è che abbiamo sbagliato noi presidi a voler diventare dirigenti manager di una scuola-azienda di vaste dimensioni (altrimenti non ci avrebbero concesso la dirigenza), che non ci lascia il tempo per seguire i nostri ragazzi con tutti i problemi che oggi hanno? (…) E i nostri insegnanti che debbono sentirci vicini, che debbono poter contare su di noi per intraprendere un cammino di innovazione per il quale non si sentono preparati? ….”
L’ANP è “il sindacato che più aveva appoggiato la legge 107” rivela o conferma il preside, o DS, Stefano Stefanel nell’articolo “Dirigenti o dipendenti” del 19 aprile 2017. In proposito, conviene anche ricordare che quattro DS sottoscrissero e diffusero – era il 28 aprile 2015 – il documento titolato #iononsciopero, chiaramente per intimorire e scoraggiare la partecipazione allo sciopero del 5 maggio 2015. Mentre anche alcuni DS testimoniano ora: “Troppo lavoro e mal pagato. La Buona Scuola non piace a nessuno, è diventata un boomerang!”
Stefanel riferisce la nascita della “turbolenza nel mondo della dirigenza scolastica, che quella legge [sempre la 107 appena citata] l’aveva fortemente appoggiata”. La causa del malcontento e della protesta dei DS consiste(rebbe) nella contrarietà alla “valutazione dei dirigenti scolastici con ricaduta su carriera e retribuzione di risultato”.
Dall’inizio di aprile, anche se forse pochi lo sanno e se non si vedono gli effetti, i DS dell’ANP sono in agitazione e stanno attuando 6 azioni di protesta riassunte in una loro tabella. Il loro Consiglio Nazionale, riunitosi in data 1 e 2 aprile, aveva denunciato l’inversione di marcia governativa testimoniata dall’intesa politica del 30.11.2016 e dal successivo accordo del 29.12.2016 con i sindacati confederali; inversione finalizzata al recupero della contiguità tra Governo e sindacati di comparto, con conseguente messa in discussione del ruolo stesso del DS. Le 6 iniziative di protesta ANP vengono analizzate criticamente e in dettaglio da Stefanel, che vuole segnalare la contraddizione, cioè “la difficile convivenza nella stessa persona [il DS] del concetto di ‘dirigenza’ e del concetto di ‘dipendenza’: i dirigenti per loro natura rappresentano lo Stato e sono chiamati a dare esecuzione a ciò che lo Stato stabilisce. I dipendenti invece per loro natura eseguono ciò che viene loro indicato da norme e contratti e hanno tutto il diritto di contrastare – entro regole stabilite – quanto il datore di lavoro (in questo caso lo Stato) ha definito a livello di indirizzi”.
La contraddizione segnalata da Stefanel appare reale. Però si deve aggiungere che una contraddizione simile, complementare o speculare può/potrebbe essere rinfacciata prima allo Stato, e in parte sono gli stessi DS a farlo, sia pure implicitamente: “se vuoi che io – DS – ti rappresenti, tu Stato devi darmi deleghe, risorse, poteri, retribuzione conseguenti, e se tu Stato non fai ciò, l’incoerenza è tua e io mi considero dipendente, di conseguenza libero di protestare e magari anche scioperare”. Una seconda aggiunta è che la Dirigenza Scolastica è in buona parte invenzione forzata, fondata sull’equazione o eguaglianza impropria e fallace (o balorda) Scuola = Azienda, da cui anche l’altra Preside = Manager.
La gerarchia preside-docenti è infatti tenue, debole, posticcia essendo – ancora – i docenti dei professionisti con libertà di insegnamento e sostanziale autonomia in didattica.
Nella scuola si possono individuare due filiere: quella didattica e quella burocratica-organizzativa (o a-didattica). È questa seconda che dovrebbe servire e supportare la prima, e che invece i governi e gli stessi DS cercano di rinforzare e consolidare (v. ambiti, chiamata diretta, bonus merito, asl, ptof, Invalsi, sicurezza, burocrazia varia, progetti, aggiornamento obbligatorio, nuove tecnologie, ….) e sulla quale giustificare e insediare il preside-manager o dirigente (magari domani ceo o top manager assistito da uno staff di 3 – per iniziare – middle-managers o CoDiS ) e poi è la denominazione enfatizzata che determina il ruolo (il contenitore che si cerca e si crea i contenuti)! O no?
Nel 2010, la Preside Annunziata Brandoni concludeva il suo libro “L’isola che non c’è? Alla ricerca della scuola ideale” proponendo come riflessioni: “Non è che abbiamo sbagliato noi presidi a voler diventare dirigenti manager di una scuola-azienda di vaste dimensioni (altrimenti non ci avrebbero concesso la dirigenza), che non ci lascia il tempo per seguire i nostri ragazzi con tutti i problemi che oggi hanno? (…) E i nostri insegnanti che debbono sentirci vicini, che debbono poter contare su di noi per intraprendere un cammino di innovazione per il quale non si sentono preparati? ….” e “Non è che abbiamo sbagliato a chiedere un’autonomia che tale non è? Senza fondi sufficienti, infatti, non puoi essere autonomo nelle scelte e devi dipendere da sponsor e donatori che comunque le condizionano. E sei sempre più invischiato nei lacci degli adempimenti burocratici. Non hai tempo per pensare. E neanche per rileggere quei testi di Pedagogia da cui trarre insegnamenti preziosi per realizzare una scuola a misura di tutti e di ciascuno”.
Malcontento e protesta dei DS sono determinati solo secondariamente dalla prospettata valutazione, l’obiettivo principale dei DS è l’equiparazione retributiva, cioè un aumento fa il 67% e il 103%. Scrive infatti Anief: “I dirigenti scolastici sono i peggio pagati tra tutti i dirigenti pubblici italiani: percepiscono in media 62.890 euro annui pari a oltre 42mila euro l’anno in meno rispetto a un dirigente amministrativo e neanche alla metà dei colleghi che operano presso gli enti pubblici non economici (127.606 euro l’anno)”.
Sorgono però due questioni. La prima è se le retribuzioni prese come riferimento siano giuste (c’è chi ne dubita e contesta) e la seconda è se i DS abbiano davvero profili paragonabili a quelli rivendicati. Tanto per quantificare i costi, l’equiparazione retributiva di circa 8.000 DS richiederebbe risorse pari a 300/500 milioni di euro e i DS non sono mica …. militari (*).
Nel documento del 2.4.2017, l’ANP auto-proclama che “I dirigenti scolastici sono pienamente consapevoli del loro ruolo di garanti dell’interesse generale”, ma non risulta indicata nessuna richiesta per affrontare i problemi e le criticità della scuola “peggiore d’Europa”: sicurezza e idoneità degli edifici, affollamento, dispersione scolastica, le condizioni dei minori in povertà assoluta (1,1 milioni) o relativa (2 milioni) documentata di recente da Save the Childen”, né la condizione retributiva dei docenti “declassati a operai della scuola” e degli ata che non è certo meno critica di quella dei DS. Nello stesso documento mancano anche richieste per il completamento urgente dell’organico degli stessi DS (ne mancheranno otre 2000 a settembre 2017), anche se viene prospettato il rifiuto ad accettare reggenze. Tornando alla valutazione, quest’anno scolastico 2016/17 doveva essere l’anno della svolta: stipendi ai presidi in base alle pagelle attribuite dai nuclei di valutazione regionali e anche (remotissima) ipotesi di licenziamento per i “più somari”, ma tutto è saltato perché la macchina ministeriale è – al solito – partita in ritardo e i presidi sono in stato di agitazione. La valutazione non è gradita ai presidi, che pure la applicano volentieri ai docenti, se ne parlerà forse l’anno prossimo con un altro ministro o ministra.
All’inizio del suo articolo Stefano Stefanel registra semplicisticamente quella che – secondo lui – è stata la resa di docenti e sindacati a fronte della sostanziale validità, bontà, convenienza, gradimento o quasi della legge 107:
“Gli effetti della legge 107 …. sono stati assorbiti dai docenti in maniera estremamente veloce e sorprendente, e infatti le organizzazioni sindacali trovano molte difficoltà a far sposare forme di lotta massicce contro la legge e i suoi effetti” e “nel momento in cui il personale della scuola accetta gli esiti della legge, a suo tempo quasi unitariamente contestata”.
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(*) Le cose non stanno proprio così, all’inizio di questa nota infatti è riportata la citazione riferita ai DS: “La Buona Scuola non piace a nessuno, è diventata un boomerang!”. Bisognerà approfondire, confrontarsi e si cercherà l’occasione per farlo. — (*) Il governo con un decreto legislativo vuole trasformare 10.000 ufficiali superiori in “dirigenti”, ai quali andrà il grosso degli aumenti retributivi generalizzati che costeranno 400 milioni in più ogni anno (senza contare gli aumenti per i Carabinieri e la Guardia di Finanza, oggetto di un altro decreto all’esame del Parlamento riguardante le forze di polizia).