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Il flauto? Sarebbe vietato dal Corano. E allora?

Si montano e si rimontano casi per fare scalpore, anche là dove il casus belli non sembra esserci, mentre si farebbe strada la sola voglia di fare polemica e additare come blasfemi della cultura chi invece appare in piena ortodossia. Ed ecco l’ultima dietro cui non c’è presepe, né canti religiosi, né velo, ma solo il flauto che per magia strumentale diventa oggetto di discussione.

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Tre famiglie musulmane, racconta TgCom24,  chiedono di esentare i propri figli dalle lezioni di flauto. “E’  vietato dal Corano”, dicono. Il caso è scoppiato a Guastalla, cittadina in provincia di Reggio Emilia. Netto rifiuto del sindaco: “”Non ci sono deroghe, c’è una legge”.

Ma quale legge, ci chiediamo? E dove sta scritto che è d’obbligo studiare il flauto e non il violino e non la chitarra e non la tromba? E chi ha deciso che in quella scuola tutti “debbono” studiare il flauto? Non è infatti lo studio dello strumento musicale facoltativo?

Ma c’è anche un’altra stranezza: che c’entra il sindaco? Fa infatti il suo lavoro di primo cittadino o anche quello di dirigente? O l’uno e l’altro? E se è l’uno e l’altro, perché non ha citato la legge che impone lo studio del flauto nelle scuole? Infatti lo studio dello strumento musicale è facoltativo, per cui nessuno può obbligare uno studente a studiarlo e nel Pof dovrebbe essere previsto e in via preventiva, prima cioè delle iscrizioni, si devono avvertire le famiglie.

Tuttavia il TgCom24 continua:” La domanda era già stata avanzata lo scorso anno nelle scuole di Gualtieri e della stessa Guastalla ma gli insegnanti avevano convinto le famiglie a desistere dalla richiesta. Quest’anno però le cose sembrano diverse e le famiglie musulmane non sembrano intenzionate a venire a più miti consigli. In particolare si oppongono allo studio del flauto, strumento  – a loro dire – bandito dal Corano insieme a tutti gli strumenti a corda e a fiato. Sembra però che non si tratti di un divieto esplicito del Libro sacro, ma di “fatwe” – sentenze o interpretazioni – emesse nel corso dei secoli”.

“La situazione non è una esclusiva italiana, anche in altri paesi europei si sono verificate situazioni simili e su internet ci sono siti che offrono moduli precompilati per avanzare le richieste a scuola. Ovviamente dipende sempre da come ci si approccia al Corano e alla Musica. Il mondo è pieno di musicisti di chiara fama musulmani – dalla classica al jazz al pop – e chiunque abbia viaggiato in un paese islamico sa benissimo come la cultura musica di quei paesi sia particolarmente affascinante”. 

Resta il fatto che queste tre famiglie hanno presentato le richieste. Che non sembrano però poter essere accolte. 

“Il fatto è che siamo in Italia e che abbiamo una Costituzione. Sul professare la propria fede la nostra Carta costituzionale dà ampia libertà. Sull’educazione scolastica- leggiamo su TgCom24-  invece abbiamo precise norme e programmi ministeriali. È la nostra legge che impone la frequenza delle lezioni in ambito scolastico. Non ci sono deroghe”.

E chi l’ha detto, aggiungiamo noi? Dove sta scritto che non ci sono deroghe  allo studio dello strumento musicale?

Non si tratta del primo caso, provoca ancora TgCom24. “Pochi giorni fa a Torino una famiglia marocchina ha annunciato di ritirare i bambini da scuola (insieme ad un’altra famiglia) per non farli partecipare all’Orchestra per l’infanzia di Porta Palazzo, iniziativa creata proprio per favorire l’integrazione. Peraltro in Marocco esiste uno dei più importanti Festival di musica araba del mondo, che attira artisti e turisti ogni anno da tutto il mondo”.

Non si conoscono altri dettagli di questa strana altra faccenda che riguarda i fedeli del Corano, ma da come è stata descritta, sembra chiaro che si voglia montare un caso ulteriore per fomentare atra discordia e altro odio, dopo tutte le polemiche sorte sulla grotta del Bambinello che vuole salvare gli uomini e unirli, non dividerli. 

Pasquale Almirante

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