Dopo le polemiche scoppiate contro l’iniziativa del ministero dell’Istruzione inglese che ha inserito nel modulo di iscrizione alla scuola elementare l’obbligo di specificare se il bambino è di origine italiana, siciliana o napoletana, sono arrivate le scuse da parte del Foreign Office di Londra.
A protestare vibratamente l’ambasciatore italiano a Londra, Pasquale Terracciano che ha pure raccontato le scuse inglesi, per ora formulate via telefono ma che anticipano un messaggio formale per iscritto.
In alcuni istituti d’Inghilterra e del Galles i genitori, nel modulo di ammissione, dovevano “specificare l’etnia e la prima lingua” del figlio.
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Per l’etnia potevano scegliere fra quattro sigle: “Ita” ovvero italiano, “Itaa” ovvero altri italiani, “Itan” ovvero Italian Neapoletan e “Itas” ovvero Italian Sicilian.
“Sono soddisfatto. È un episodio minore, ma preoccupante perché l’ignoranza può essere il brodo di cultura dell’intolleranza” ha commentato Terracciano intervistato da RaiNews24. “Oggi in Europa dobbiamo fare uno sforzo per ricercare i punti che uniscono e ci accomunano”. “Vogliamo capire – ha concluso – come sia potuto succedere, ma intanto s’impegnano a chiedere di modificare quei moduli”.
Intanto è arrivata la nota di un portavoce dell’esecutivo del Regno Unito: “Il governo britannico acquisisce informazioni linguistiche come parte del censimento scolastico per assicurarsi che gli studenti di madrelingua diversa dall’inglese possano ricevere la migliore istruzione possibile nel Regno Unito. Ci è stata segnalata la presenza di uno storico errore amministrativo nei codici linguistici in uso fin dal 2006” si legge nel comunicato. “Anche se tale errore non ha avuto alcun impatto sull’istruzione ricevuta dagli alunni italiani nel regno Unito, il governo britannico esprime il proprio rammarico per l’accaduto e per le offese da questo eventualmente arrecate. Il ministero dell’Istruzione britannico ha modificato i codici in questione e da oggi tutti gli allievi di madrelingua italiana saranno classificati sotto un unico codice”.
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