Intervista ad Aluisi Tosolini, Dirigente scolastico del Liceo Scientifico e Musicale Attilio Bertolucci di Parma e Coordinatore della Rete Nazionale Qualità e Sviluppo dei Licei Musicali e Coreutici Italiani.
In questi giorni il mondo dei licei musicali e coreutici è in subbuglio perché i docenti che hanno messo in piedi questi due nuovi licei sostengono che non potranno essere riconfermati se non in minima parte.
La situazione è decisamente complicata, ma non da oggi. I primi licei musicali e coreutici nascono nel 2010, oggi siamo nel 2016: il tempo per risolvere le questioni connesse al reclutamento del personale e alle discipline musicali e coreutiche c’era. E invece siamo qui, a tempo scaduto e quasi sul bordo del baratro, a dibatterne ancora. E non che mancassero le proposte di soluzione. La stessa rete dei licei musicali e coreutici si è fatta promotrice ogni anno, dal 2011, di richieste e proposte al riguardo.
Prendiamo la questione dei rischi paventati dai docenti dei musicali e dei coreutici. Come se ne esce?
Facciamo un passo indietro. E prendiamo un tema alla volta. Per quanto riguarda le classi di concorso, la Cabina di Regia della Rete dei Licei Musicali e Coreutici, assieme ai maestri Paolo Troncon (presidente della Conferenza dei direttori di Conservatori italiani) e Bruno Carioti (Direttore della Accademia Nazionale di Danza), ha presentato al Miur, al Senato e alla Camera un documento/proposta di alto valore culturale. Il documento conteneva, nostro parere, la soluzione a molti dei problemi attuali. Del resto la stessa Tecnica della Scuola, dandone notizia e pubblicandolo integralmente, intitolava: “licei musicali, una soluzione c’è”. E, per inciso, questo vale anche per la situazione del Pianista accompagnatore dei licei coreutici cui la Tecnica ha dedicato un pezzo molto preciso: la nostra proposta assegnava infatti il pianista accompagnatore a tutte le discipline coreutiche e non solo ad alcune. Non va poi taciuto che molte problematiche da noi segnalate in passato devono ancora emergere, si pensi solo a Laboratorio di Musica d’insieme. Anche in questo caso la nostra proposta non è stata tenuta in considerazione e ora si potrebbe correre il rischio di avere, ad esempio, quattro docenti, tutti pianisti, che dovranno fare musica insieme per archi, per fiati, coro e musica da camera. Un controsenso. La nostra proposta sulle classi di concorso è stata accolta positivamente dalle commissioni cultura del Senato e della Camera, come attestano gli atti parlamentari, ad esempio, gli atti del Senato, ma i pareri delle commissioni cultura del Senato e della Camera non sono stati tenuti in minima considerazione nella stesura del documento finale. Per chiudere: la proposta, condivisa dalle massime autorità culturali in materia, ovvero Conservatori e Accademia di Danza, c’era ed era condivisa dalle commissioni di Camera e Senato. Non è passata. Il decisore politico ha scelto un’altra strada, seguendo le indicazioni provenienti da altri soggetti. Chi è scontento chieda a loro.
E per quanto riguarda il bando di concorso?
Ora siamo di fronte a due documenti normativi: il bando di concorso e il DPR sulle classi di concorso. I due documenti realizzano alla perfezione ciò che il 19 novembre 2015 la Rete dei Licei Musicali e Coreutici aveva preconizzato: “i paradossi del “combinato disposto” (Leggi documento).
Cosi quanti stanno cercando di addossare alla Cabina di Regia e alla Rete dei LMC la responsabilità della situazione attuale potranno verificare che le nostre parole mettevano in guardia proprio dalla situazione nella quale ci troviamo oggi. Del resto chi se non gli stessi licei musicali e coreutici conoscono e sperimentano quotidianamente la complessità della situazione e della organizzazione di questi licei? Il fatto è, purtroppo, che la vera grande e unica innovazione della riforma del 2010, ovvero l’assoluta novità dei licei musicali e coreutici, non è capita, non è compresa e si pensa di governarla come si governa un liceo scientifico. Ma i musicali e coreutici sono vino nuovo che non può essere messo nelle botti vecchie!
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Torniamo a noi: come se ne esce?
Il 50% dei docenti di ruolo (A031, A032 e A077) e oggi utilizzati ai Licei avrà modo di spostarsi definitivamente sui licei utilizzando la mobilità professionale. La nota alle nuove classi di concorso scrive infatti che tali docenti acquisiscono direttamente l’abilitazione nella nuova classe di concorso. Lo stesso concetto è stato sottolineato su La Tecnica anche da Lucrezia Stellacci. I restanti posti, a rigor di logica, sono quelli che andranno ai vincitori del concorso. E qui si torna al punto precedente, come nel gioco dell’oca. Occorre poi ricordare che ai licei musicali (e in particolare ai coreutici) prestano servizio da anni docenti che non hanno alcuna abilitazione e che sono stati scelti in base a bandi basati sulle competenze artistiche. Il rischio che ai licei musicali e coreutici vi sia un radicale cambiamento dei docenti è così abbastanza reale. Non va poi sottaciuto il fatto che molti dei posti di strumento messi a concorso nei licei musicali rischiano di essere tali solo in teoria. Mi spiego con un esempio: per l’Emilia Romagna è stato indicato il fabbisogno di n. 1 posto di viola. Ad oggi neppure sommando tutte le ore di viola nei 4 licei musicali dell’Emilia Romagna si arriva ad una cattedra di viola. E lo stesso vale per molti altri strumenti quali oboe, fagotto, tuba, arpa, trombone,… A cui si aggiunge il fatto che i numeri di tali strumenti variano di anno in anno. E non si può certo costringere 18 studenti a studiare oboe perché si è assunto un docente di oboe!
Insomma, come dicevo prima, i licei musicali e coreutici sono vino nuovo che non può essere messo in otri vecchi! Al contrario sarebbe forse il caso di guardare a questi due licei come modelli organizzativi delle scuole nuove cui pensa la legge 107: aperte dalle 7.30 alle 20.30; centrate sulla didattica personalizzata e sulla logica delle competenze; aperte al territorio; luogo della massima flessibilità.
In rete e sui social la rete dei Licei Musicali e Coreutici di cui lei è coordinatore è accusata per aver fatto poco per evitare la situazione critica di questi giorni.
Viviamo in democrazia e tutte le critiche sono legittime. Quanto ho detto sin qui, e la cronistoria degli interventi, dei documenti e delle proposte fatte dalla rete, sono testimonianza dell’impegno profuso. Del resto, attenzione, la rete nazionale non è controparte di alcuno, non è una forza sindacale: il suo fulcro è la qualità dell’offerta formativa e su questo ognuno di noi è da anni impegnato e su questa linea si sono mossi i documenti che ho citato. Le nostre proposte non sono state accettate: ne prendiamo atto. Il fatto che le nostre proposte (pur essendo fatte proprie dalla Commissione del Senato) non siano state accolte ha come ovvio corollario che sono state accolte le proposte e le considerazioni di altri soggetti. Si chieda conto a loro.
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