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Il futuro della scuola non può essere precario

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Siamo docenti precari, centinaia e centinaia soltanto in Sardegna, da anni impegnati nel garantire continuità educativa e qualità dell’istruzione nelle scuole italiane. Dopo anni di sacrifici, studio, corsi di aggiornamento e impegno nelle aule scolastiche, abbiamo affrontato e superato un concorso pubblico, dimostrando di essere idonei a ricoprire un ruolo di responsabilità educativa.

Eppure, ci troviamo oggi di fronte all’ennesima ingiustizia: nonostante abbiamo superato un concorso, non avremo una cattedra.   Scaricati dal sistema come fardelli inutili e rimandati a casa a metà anno!
E non perché le cattedre non ci siano, visto che il Ministero ha già bandito proprio in questi giorni un nuovo concorso, ma perché così ha stabilito e deciso il Ministro stesso.

Una situazione che ci lascia frustrati e traditi. Dopo che abbiamo investito tempo, energie e risorse personali per rispondere alle richieste del sistema scolastico italiano.

Chiediamo giustizia per il nostro lavoro e per il futuro della scuola.
Questa situazione non colpisce solo noi docenti: le vere vittime sono gli studenti.
Ogni anno, migliaia di alunni cambiano insegnanti a causa di un sistema che rifiuta di stabilizzare chi lavora da anni nelle scuole. La discontinuità educativa mina l’apprendimento e crea insicurezza, soprattutto per i ragazzi che hanno più bisogno di punti di riferimento.
La scuola è una comunità, e il precariato continua a rompere il legame tra docenti, studenti e famiglie.
Non possiamo accettare che il futuro delle nuove generazioni sia ostacolato da scelte politiche miopi, che trattano i docenti come numeri e gli studenti come dati statistici.
Una scuola frammentata, dove i ragazzi non sanno se ritroveranno lo stesso insegnante l’anno successivo, non può garantire un’istruzione di qualità. Questo significa anche costringere le famiglie a confrontarsi continuamente con figure nuove, con inevitabili ripercussioni sulla fiducia e sulla serenità del percorso scolastico.

È inaccettabile che si preferisca continuare a utilizzare i precari come “tappabuchi”, ignorando i loro diritti e lasciandoli nell’incertezza lavorativa.

Rivendichiamo:

  1. La stabilizzazione immediata dei docenti risultati idonei al concorso. Siamo stati valutati e giudicati idonei, non ci sono scuse per non procedere alle assunzioni.
  2. Una politica chiara e trasparente sul reclutamento degli insegnanti, che valorizzi il merito e l’esperienza acquisita in anni di precariato.
  3. L’istituzione di una graduatoria di merito, per tutti i docenti idonei al concorso, che garantisca una chiamata trasparente e progressiva alle cattedre vacanti. Chi ha superato il concorso ha dimostrato il proprio valore e deve poter contare su un sistema equo che assicuri l’assegnazione del posto nel tempo, senza perdere il diritto conquistato attraverso il merito e l’impegno.

Non siamo numeri su un registro. Siamo persone che da anni lavorano per formare le nuove generazioni, spesso sacrificando vita privata, sicurezza economica e stabilità.
È ora di dire basta.
Invitiamo tutti i docenti, gli studenti, le famiglie e chiunque creda nel valore della scuola pubblica a unirsi alla nostra protesta. La scuola merita rispetto, e questo rispetto inizia dai suoi insegnanti.
Proseguiremo questa battaglia con forza e determinazione, organizzando a breve iniziative in piazza per portare avanti le nostre istanze.
Invitiamo tutti i colleghi, le famiglie, gli studenti e la società tutta a partecipare e unirsi a noi per difendere il diritto a una scuola pubblica di qualità, stabile e rispettosa degli studenti e di tutti i docenti e i lavoratori della scuola.

Precari sardi in cattedra
([email protected])