Il futuro dell’educazione dipende anche dalle competenze digitali. Questo è uno dei punti salienti emersi dall’ultima relazione dell’UE sul tema istruzione, Relazione di monitoraggio dell’istruzione e formazione,
che fornisce istruzioni utile a seguito dei risultati dei sistemi educativi in Europa rilevati tra il 2018 e il 2019.
Nonostante gli Stati membri abbiano investito anche se in misura diversa sulle infrastrutture digitali per l’istruzione e la formazione esistono in realtà notevoli disparità tra Paese e Paese.
E in questo contesto la relazione mette in risalto come le competenze digitali sono cruciali come fattore abilitante dell’intero sistema educativo. Oggi i dati dicono che siamo ben lontani dall’avere una cultura digitale omogenea e sufficiente, con oltre il 15% della popolazione studentesca che non possiede un livello di competenza digitale neanche di base.
Mariya Gabriel, Commissaria Europea per Innovazione, Ricerca, Cultura, Educazione e Gioventù secondo quanto riportato da Agenda Digitale ha osservato che “le competenze digitali sia degli studenti che degli insegnanti necessitano di miglioramenti significativi per essere pienamente idonei all’era digitale”.
Una strada ancora lunga da percorrere quindi, perché altro aspetto importante è quello che i Millenials essendo “nativi digitali” si dia per scontato che siano già competenti in quanto utilizzatori di strumenti digitali: occorre invece continuare a concentrarsi sul migliorare le competenze digitali d base per tutti perché saranno fondamentali anche nella vita oltre che nel lavoro.
Serve una nuova visione del sistema educativo in grado di reggere l’urto dell’economia e della società del futuro e che sia efficace nel nuovo contesto di “quarta rivoluzione industriale” che stiamo vivendo.
Si deve passare, in sostanza, dal vecchio approccio tradizionale ad una nuova “vision” della didattica che possiamo sintetizzare in “Educazione 4.0” in parallelismo con la nuova rivoluzione industriale.
La nuova sfida
In dettaglio cosa deve contenere questo nuovo modello educativo?
In prima battuta lo abbiamo detto, le competenze digitali non devono più essere l’eccezione o oggetti di chissà quali progetti specifici ma devono rientrare nel piano di formazione dell’alfabetizzazione di base.
Il secondo aspetto deve puntare allo sviluppo della cultura del confronto umano con i dispositivi intelligenti. Cioè in sostanza una nuova definizione del ruolo dell’uomo verso capacità creative, di risoluzione dei problemi, di negoziazione, di creatività e flessibilità, capacità di comunicazione e pensiero critico. Tutte competenze normalmente denominate “soft skill” per distinguerle dalle competenze tecniche e specialistiche che ormai però devono far parte della cassetta degli attrezzi di tutti.
Terzo aspetto riportato nella relazione è un altro passaggio fondamentale dell’approccio formativo, che prevede il passaggio da un apprendimento uguale per tutti e quindi di massa a un apprendimento personalizzato consentito e possibile proprio grazie agli strumenti digitali e da Internet.
Una personalizzazione che sia in grado di esaltare le singole capacità, far emergere talenti, e sviluppare materie e argomenti di particolare interesse.
Conclusioni
In conclusione, il Coronavirus ha sconvolto la nostra vita di tutti i giorni. Fino a che non sarà completamente debellato avremo situazioni alterne di didattica in presenze con didattica a distanza. Questa grande catastrofe ci lascerà tanti ricordi brutti ed indelebili nella nostra mente, una esperienza che mai avremmo voluto ma che ci ha fatto cambiare.
Per questo sarà importante non disperdere le opportunità che questa emergenza ci ha dato, una di queste è la possibilità di promuovere un modello diverso di scuola: Gli investimenti già stanziati e quelli previsti nei prossimi mesi da piano di Recovery Fund dovranno essere spesi bene, altrimenti sarà l’ennesima occasione persa.
investire bene per valorizzare il capitale umano è una sfida strategica da cogliere e vincere per il futuro del nostro Paese.