La scuola ha un galateo? Forse non solo la scuola, ma qualunque altro istituto civile col quale veniamo a contatto. Senonché la scuola è la prima istituzione pubblica nella quale tutti siamo entrati, se i precetti dell’obbligo sono stati rispettati, e dentro la quale si imparano le regole essenziali della buona convivenza, al di là dell’educazione familiare, che magari consente il berretto a tavola, ma in classe giammai, allo stesso modo del saluto al prof, alzandosi in piedi, ma senza far rumore, per carità. E così col telefonino, che il galateo impone di tenerlo spento durante le ore di lezione. Come di tenere spente le vanità, abbigliandosi con decoro e non come per andare in discoteca o a una festa mondana.
La scuola è una istituzione seria e come tale va trattata, bandendo cafonaggine e maleducazione: parola di Luca Rossi, docente di francese in un liceo linguistico, che manda in libreria, “Galateo della scuola”, Edizioni La Linea. E oltre a insegnare, e diffondere argomenti legati alla francesistica, Rossi si rivela pure divulgatore di buone creanze nella scuola, nonché dispensatore di oculati consigli ai suoi colleghi che talvolta, stanchi magari di continue lotte coi propri alunni, alla fine cedono le armi, lasciando così aperti gli argini, perfino alle risposte poco urbane di qualche bulletto dentro l’aula. Che fare allora? Cosa dire alla mamma permalosa e petulante quando pretende spiegazioni? Ma anche quando giustifica il pargoletto figlio? E le note disciplinari? Guai a cancellarle dopo averle scritte. Stesso discorso per i voti, mentre Rossi passa in rassegna, non solo gli stratagemmi per evitare l’interrogazione ma anche le ansie di chi, preparato, teme di fallire.
Il compito del docente è anche questo, capire e aprire strade, in un continuo rapporto fra educazione e pedagogia, bandendo l‘autoritarismo per favorire un dialogo maturo, il rispetto reciproco, dentro il quale tuttavia il maestro deve comunque e sempre rimanere la guida e il riferimento.
Scritto con ironia, come del resto il tema pretende, il libro si legge come una scoperta risaputa, che può sembrare un ossimoro, ma in realtà conferma le esperienze che tanti docenti vivono ogni giorno coi loro alunni, rispecchiando così una realtà così evidente da sfuggire qualche volta.
Una riflessione, sui toni leggeri dell’irrisione, ma che scandaglia compiti e pratiche dell’istruzione contemporanea, suggerendo le “buone maniere” per curare le relazioni dalle quali dipende l’efficacia di una comunità educante ed educata.
Scorrevole nella lettura, è concepito come un dizionario, dalla A di abiti e autogestione, alla B di bere, bidelli, buongiorno, alla C di cattedra e così via fino alla V di voti, attraverso la S di “Sesso e dintorni”. Dunque anche di facile consultazione, alla bisogna. Come chiedere insomma un consiglio al collega ma in forma anonima. Con la differenza che qui la risposta appare certa anche perché è sapientemente meditata.
Libro dunque senza intoppi da vecchio saggio, questo “Galateo” si muove pure su lastricati di concetti basilari, anche per correggersi, scusarsi, perdonarsi e ripartire, insieme. Perché l’errore, in ultima analisi, può essere comprensibile, involontario, ma la cafonaggine a scuola, parola di Galateo, appare intollerabile.