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Il Garante privacy sullo scandalo delle baby-prostitute

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Ragazzine che si prostituiscono per un bel vestito o per un cellulare o peggio ancora per una dose di cocaina, che lo fanno in auto o addirittura nei bagni delle scuole; ma anche minorenni che finiscono in giri loschi, gestiti da uomini e donne senza scrupoli.
Questo è lo scandalo delle baby-prostitute che sta emergendo in questi giorni e che si sta allargando a macchia d’olio, coinvolgendo molte città, Roma, Milano, Bologna, Firenze.
I media ne stanno parlando lungamente, spesso riportando dettagli morbosi, perché – lo sappiamo – fanno audience.
È per tale ragione che il Garante per la protezione dei dati personali ha ritenuto di dover intervenire con un comunicato di oggi, 13 novembre, e “di fronte al crescente diffondersi in Rete e nei media di notizie inerenti le attività di prostituzione nelle quali sono state coinvolte alcune minorenni – pur non identificate – richiama al più rigoroso rispetto della riservatezza delle giovani”.
Come già più volte ribadito anche in altre occasioni, il minore va sempre tutelato, per cui l’Autorità raccomanda di astenersi dal pubblicare dettagli eccessivi della vicenda, se non addirittura stralci di atti processuali “la cui diffusione possa pregiudicare la dignità e il corretto sviluppo della personalità della ragazze”.
Quindi, gli organi di informazione, nell’esercitare il legittimo diritto di cronaca riguardo ad un fatto di sicuro interesse pubblico, debbono in ogni modo rispettare le garanzie poste a tutela dei minori dal Codice deontologico dei giornalisti e dalla Carta di Treviso.