Importante sentenza della Corte di Cassazione. Così come rende noto Il Sole 24 Ore, nello spazio dedicato alla scuola, i giudici hanno deciso di condannare un genitore che aveva denigrato il docente del proprio figlio, criticando i suoi metodi educativi ed offendendo la sua reputazione.
L’ordinanza 9059, depositata il 12 aprile 2018, risolve un caso addirittura risalente al 1994.
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Tutto era nota in una scuola elementare della provincia di Pisa dopo uno screzio tra un genitore e la docente. Il padre dell’alunno non condividendo i metodi educativi della docente, aveva appellato quest’ultima con epiteti del tipo “mostro” o “soggetto poco raccomandabile”, inviando nei mesi successivi due lettere ed un fax alla direttrice dell’istituto con contenuto fortemente critico verso l’operato della maestra, nonché offensivo della sua reputazione.
Da questo screzio, la docente aveva subito pesanti ripercussioni psicologiche: processata per i reati di maltrattamenti e lesioni personali, era stata interdetta dal pubblico servizio e, infine, trasferita d’ufficio ad altra sede.
Dopo essere stata assolta, la docente citava in giudizio il genitore chiedendo il risarcimento dei danni subiti a seguito delle condotte diffamatorie poste in essere nei suoi confronti.
Né il Tribunale, né la Corte d’appello, però, ritenevano fondata la sua richiesta, in quanto i singoli episodi incriminati non erano considerati offensivi tale da sfociare nella diffamazione.
Il giudizio veniva ribaltato dalla Cassazione che accoglieva le ragioni della docente. Le gravissime conseguenze della condotta del genitore dell’alunno, dal processo penale alla sospensione, sino al trasferimento, non possono non essere considerate al fine dell’affermazione della responsabilità risarcitoria.
Il giudice “non può e non deve ignorare […] il preoccupante clima di intolleranza e di violenza, non soltanto verbale, nel quale vivono oggi coloro cui è demandato il processo educativo e formativo delle giovani e giovanissime generazioni”.
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