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Il ghetto autogestito per omosessuali, transgender e altro

Non un “ghetto” per ragazzi gay, ma un modo per combattere l’omofobia che troppo spesso domina ancora le scuole pubbliche, dicono i promotori.

Amelia Lee, direttore strategico del gruppo, ha dichiarato che l’idea si basa sulla figura di Harvey Milk, il politico omosessuale interpretato da Sean Penn nell’omonimo film: Milk dà il nome ad una scuola superiore di New York in cui gli studenti sono prevalentemente – ma non solo – omosessuali e transgender.

“È questione di salvare vite. Nonostante le leggi che rivendicano di salvaguardare le persone omosessuali da atti di bullismo, la verità è che nelle scuole i soprusi sono incredibilmente comuni, cosa che fa sentire le giovani vittime isolate e malate. Il che, nei peggiori casi, porta al suicidio”.

La lotta all’omofobia, secondo gli ideatori, parte dall’istruzione e da quelle stesse classi spesso teatro di bullismo contro chi è diverso: da chi ha chili di troppo, a chi è di colore, passando per chi ha un orientamento sessuale differente. Le aule devono far sentire integrati e al sicuro, non isolati e minacciati.

Ma ci sono pure le critiche e tanti non condividono l’idea: segregare un gruppo di ragazzi in base al loro orientamento sessuali non avrebbe effetti positivi.

“Non riesco a capire come segregare un gruppo di giovani in base alla loro sessualità possa aiutarli. La via per conquistare una maggior integrazione non è certo quella di separare e ciò che si sta facendo mi sembra un passo indietro”: dicono esponenti politici laburisti.

 

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Ma “dalla sua parte” Amelia Lee ha gli insegnanti: molti studenti si sono lamentati del fatto che nelle scuole pubbliche i professori troppo spesso ignorano il bullismo.

«Abbiamo visto episodi tragici come quello di Elizabeth Lowe, una 14enne che si è suicidata in un parco di Manchester perché aveva paura di rivelare la sua omosessualità ai genitori – ha spiegato Amelia – è per evitare che si ripetano cose come questa che vogliamo aiutare gli studenti che soffrono».

E un passo avanti è arrivato: il gruppo ha ricevuto un contributo di 63mila sterline dal dipartimento per le comunità e il governo locale, abbastanza per acquistare lo stabile nel centro di Manchester dove ha collocato la propria sede, e parte del finanziamento servirà a condurre uno studio di fattibilità per il progetto della scuola. Anche se il responsabile dell’Istruzione Nicky Morgan è già stato categorico: «Non approveremo mai una scuola del genere».

L’istituto, nelle intenzioni, dovrebbe ospitare 40 studenti e dovrebbe essere pronto nel giro di tre anni. In ogni caso dovrebbe pure aprire le porte, non solo ai soli gay, bisessuali o transgender, ma anche a chiunque avrà bisogno di sostegno.

Pasquale Almirante

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