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Il giurista Ichino: “Allontanare docenti che non conoscono la loro materia, non sanno insegnarla o non hanno voglia di farlo”

Il giurista, giornalista e politico Pietro Ichino, in un articolo pubblicato lo scorso 8 ottobre su Il Foglio, nel dare alcuni spunti al Pd in vista della sua rifondazione in seguito al risultato delle elezioni del 25 settembre si è concentrato molto sul ruolo della scuola e degli insegnanti in Italia, spiegando come, a suo avviso, bisognerebbe riformarla.

“Dopo le elezioni del 25 settembre molti, a sinistra, sostengono che il Pd dovrebbe tornare a ‘occuparsi dei poveri’. Fare bene ciò significa principalmente far funzionare i cosiddetti ascensori sociali, cioè gli strumenti che consentono alle persone meno dotate di ‘salire’, di migliorare la propria condizione socio-economica. Il primo e più efficace ascensore sociale è la scuola”, ha esordito Ichino.

Pagare di più i docenti più bravi?

Secondo il giurista di area Pd bisogna intervenire sulla qualità dell’insegnamento impartito agli studenti, partendo a monte dalla formazione dei docenti: “Potenziare la scuola significa, certo, investire di più sull’edilizia e le attrezzature scolastiche; ma significa soprattutto investire sul miglioramento della qualità dell’insegnamento, cioè sulla capacità e l’impegno degli insegnanti. Questo implica non solo una formazione migliore di questi ultimi, ma anche inviarli a insegnare dove occorre e non dove fa comodo a loro”, ha detto.

Parole forti quelle di Ichino, secondo il quale bisogna valutare l’operato dei docenti: “Implica far sì che la struttura scolastica sia capace di valutarne la prestazione per poter retribuire meglio i più bravi e allontanare dalle cattedre quelli che non conoscono la materia affidata loro, o non sanno insegnarla, o più semplicemente non hanno voglia di farlo. E per valutare gli insegnanti occorre anche rilevare capillarmente l’opinione espressa su di loro dalle famiglie e dagli studenti. In altre parole, potenziare la scuola significa mettere al centro il diritto degli studenti, in particolare dei meno dotati, di quelli che non hanno alle spalle una famiglia colta”.

Cosa succede se un docente non fa bene il proprio lavoro?

Il giornalista è molto critico nei confronti del sistema scolastico italiano: “Se finora nella scuola pubblica italiana tutto questo non si è fatto, è perché porta inevitabilmente a qualche attrito con i sindacati degli insegnanti. Oggi, dunque, se un professore insegna male o non insegna del tutto, nella quasi totalità dei casi non accade nulla: così un’intera classe viene privata per uno o più anni dell’insegnamento di materie essenziali, come l’italiano o la matematica. E questo, si osservi, accade in modo diffusissimo”.

“Quasi ogni classe ha almeno un professore – se non due o addirittura tre – che per incapacità o negligenza non svolge in modo appropriato il proprio servizio. Occuparsi dei più poveri significa attivare una sistematica e rigorosa valutazione della qualità dell’insegnamento impartito dagli istituti scolastici pubblici; ma anche consentire loro di scegliere gli insegnanti e attirare i migliori premiandoli. Questo si deve fare se si vuole davvero stare dalla parte dei più poveri. Ma a questo la sinistra-sinistra si è sempre fortemente opposta”, conclude Pietro Ichino, che crede che occuparsi di coloro che hanno poche possibilità passi proprio da un’offerta formativa di qualità.

Redazione

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