Malgrado lo scetticismo di molti, anche di diversi senatori, il 21 aprile il Consiglio dei ministri (con il premier Mario Draghi collegato da remoto perchè positivo al Covid) ha dato il via libera al maxi decreto per accelerare la realizzazione del Pnrr, con all’interno il “pacchetto” scuola incentrato sulla riforma del reclutamento e della formazione degli insegnanti (anche già di ruolo).
Sui contenuti dell’integrazione, rispetto al testo che era già stato esaminato in Cdm la scorsa settimana, si hanno per il momento delle notizie sommarie.
È assai probabile che il provvedimento approvato, composto da circa 40 pagine, non corrisponda alla bozza consegnata nei giorni scorsi ai capigruppo della maggioranza e presentata, sotto forma di slide, ai sindacati. Entrambe le componenti, infatti, hanno espresso più di un disappunto, soprattutto sulla possibilità di agganciare gli scatti stipendiali alla formazione degli insegnanti.
Una ipotesi, quest’ultima, bocciata pure dai docenti: da un sondaggio prodotto dalla Tecnica della Scuola, al quale hanno partecipato oltre 3mila insegnanti, oltre il 60% (soprattutto di ruolo) risulta contrario a questo genere di incentivo in busta paga. E alla quota andrebbe aggiunto un ulteriore 20% qualora si perdessero gli attuali “gradoni” che garantiscono ogni 5-8 anni un incremento stipendiale automatico (con “crescita” lorda media attorno ai 100-150 euro a “scatto”).
Tra le novità in arrivo vi sarebbe anche l’accesso al concorso ordinario legato ad un numero più alto di crediti formativi (probabilmente 60). Per i precari con almeno tre anni di servizio dovrebbe invece essere prevista la partecipazione diretta al concorso ordinario, con successivo conseguimento dei Cfu e dell’abilitazione all’insegnamento.
Le disposizioni non è però detto che vengano convertite in legge così come approvate dal Consiglio dei ministri il 21 aprile: in fase di conversione, infatti, le Camere potrebbero apporre modifiche.
Considerando i “mal di pancia” espressi nei giorni passati verso il progetto presentato dal ministro dell’Istruzione, è assai probabile che alla fine le norme sul nuovo reclutamento e sulla formazione dei docenti siano ulteriormente modificate.
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