Non erano infondate le indiscrezioni sull’utilizzo coatto del personale soprannumerario della scuola, previsto nella manovra di risparmio della spesa pubblica approvata dal Consiglio dei ministri. Nel testo approvato dal Governo si prevede che il personale “in esubero nella propria classe di concorso nella provincia in cui presta servizio, è assegnato per la durata dell’anno scolastico un posto nella medesima regione, con priorità sul personale a tempo determinato, sulla base” di una serie di criteri. Il primo dei quali prevede di utilizzare detto personale sui “posti rimasti disponibili in altri gradi d’istruzione o altre classi di concorso, anche quando il docente non è in possesso della relativa abilitazione o idoneità all’insegnamento, purché il medesimo possegga titolo di studio valido, secondo la normativa vigente, per l’accesso all’insegnamento nello specifico grado d’istruzione o per ciascuna classe di concorso”. In un colpo solo, insomma, le necessità di fare economia fanno “saltare” uno dei tasselli fondamentali dell’insegnamento pubblico italiano: l’abilitazione. Averla o non averla, in momenti di difficoltà, non è una condizione imprescindibile. Del resto, a dare l’esempio nella stessa direzione è stato il Miur introducendo, un paio di anni fa, le tabelle di confluenza: quelle che permettono di insegnare, in attesa della revisione delle classi di concorso, anche su materie affini. Ed anche in questo caso non è prevista l’abilitazione. Oltretutto questa facoltà verrà applicata anche per il 2012/13, il terzo consecutivo.
Farà anche discutere almeno un’altra delle possibilità di utilizzo degli oltre 10mila docenti rimasti oggi senza titolarità. Si tratta del loro utilizzo “per la copertura delle supplenze brevi e saltuarie che dovessero rendersi disponibili nella medesima regione nella medesima classe di concorso”. Come dire, il docente viene collocato tra le “riserve”. Che in caso di emergenza si attivano e vanno a coprire i “buchi” creati dai colleghi assenti. Anche per pochi giorni.
Per la Cisl Scuola siamo di fronte a delle “vistose brutture”: in particolare, scrive il sindacato di Francesco Scrima, ci aspettiamo che si “cancelli la vera e propria idiozia di un impiego dei docenti in esubero per supplenze brevi in ambito regionale”.
Il punto che però farà sicuramente più discutere è un altro. Se non altro perché se approvato anche nella versione definitiva della spending review, potrebbe venire a determinare un precedente molto “pericoloso” per tutta la categoria degli insegnanti. Nel testo si prevede che “il personale docente attualmente titolare della classi di concorso C999 (si tratta dei quasi 1.500 insegnanti tecnico pratici transitati nel 2005 dagli enti locali allo Stato ndr) e C555 (esercitazioni di pratica professionale ndr) entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, con decreto del direttore generale del competente ufficio scolastico regionale transita nei ruoli del personale non docente con la qualifica di assistente amministrativo, tecnico o collaboratore scolastico in base al titolo di studio posseduto”. Si specifica, inoltre, che lo stesso “personale viene immesso in ruolo su tutti i posti vacanti e disponibili nella provincia di appartenenza, tenuto conto delle sedi indicate dal richiedente, e mantiene il maggior trattamento stipendiale mediante assegno personale riassorbibile con i successivi miglioramenti economici a qualsiasi titolo conseguiti”.
Certo, si tratta di situazioni che si trascinavano da tempo. Quella degli ex dipendenti degli enti locali, che ha sempre destato molte polemiche. E quella degli Itp della ex tecnica dei servizi, impiegati da troppi anni in mansioni alternative. Tuttavia, siamo di fronte ad una disposizione che rimarrà indigesta a molti. Anche in questo caso i sindacati non sono andati per il sottile. L’Anief ritiene che in questo modo “viene sconvolta la divisione, prevista dal Ccnl, tra docenti e Ata. Ignorando del tutto titoli e competenze didattiche acquisite dagli insegnanti, vengono attribuiti in modo coatto degli incarichi impiegatizi proprio nel momento in cui allo stesso precariato della scuola viene negata la stabilizzazione”. Non è possibile che “gli insegnanti di laboratorio diventino bidelli. È una politica sbagliata: così si mortifica l’intelligenza e la competenza dei lavoratori. Chiederemo al Parlamento – conclude l’Anief – almeno di modificare delle norme che solo apparentemente producono risparmi”.
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