Martedì 3 gennaio si è aperto a Roma il XXII Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici, dal titolo “AIMC in cammino…Ascolto, Condivisione, Innovazione”. Il congresso, che si protrarrà sino al 5 gennaio, chiama a raccolta i responsabili associativi Aimc di tutta Italia per discutere e concordare le linee di azione dell’anno appena avviato.
I maestri cattolici, spiegano i promotori del Congresso, devono prestare “ascolto soprattutto delle esigenze di chi nella società odierna sembra non avere voce, promuovendo condivisione con tutti i soggetti della Comunità educante e spingendo verso una innovazione che non sia mero cambiamento ma ricerca del miglioramento possibile per il bene dei nostri fanciulli”.
Ad aprire il Congresso è stato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani (Fi), che ha speso parole di apprezzamento per gli istituti paritari e confermando l’impegno preso dai partiti di Governo in campagna elettorale nel sostenere gli istituti non statali (a partire proprio da Forza Italia) e che ha già prodotto uno stanziamento record nei primi mesi della legislatura.
“La scuola non statale – ha detto Tajani – offre un servizio pubblico e ciascun cittadino è libero di scegliere il percorso formativo migliore per i propri figli. Il governo sostiene convintamente questa libertà di scelta, aiutando anche le famiglie meno abbienti”.
Rivolgendosi ai delegati dell’Aimc, Tajani ha tenuto a specificare che “prima di essere insegnanti, siete formatori ed educatori e l’educatore non è una figura che obbliga a fare qualcosa ma trasmette innanzitutto valori. E tale approccio è significativo ed efficace soprattutto quando ci si rivolge ai più piccoli: avete un grande mandato che, ovviamente, va onorato lavorando in sintonia con le famiglie”.
Tajani ha evidenziato, riporta l’agenzia Ansa, che è necessario dare maggiore dignità culturale alla scuola di base e mettere i suoi insegnanti in una più positiva condizione di lavoro quanto ad autonomia ed organizzazione della struttura scolastica ed a formazione professionale che, ha ribadito, “ritengo sia strategica per una scuola moderna e sempre più al passo con i tempi”.
Parlando ancora degli istituti paritari, il ministro degli Esteri ha ricordato che dobbiamo avere “una scuola che abbia sempre al centro la persona e che si fondi sul principio costituzionale della parità, così da offrire ai bambini e alle bambine uguaglianza di opportunità educative nel rispetto del pluralismo delle istituzioni”.
Affrontando, infine, il tema della lingua italiana, Tajani ha detto che è un “patrimonio da diffondere in tutto il mondo”, confermando l’impegno del governo per il coinvolgimento degli immigrati e degli stranieri nella rete mondiale dell’istruzione italiana che conta su 7 scuole statali all’estero, 41 scuole paritarie, 1 non paritaria, 88 sezioni di lingua italiana nelle scuole europee, straniere o internazionali, 130 fra lettorati presso università straniere ed iniziative di insegnamento della lingua presso scuole locali; 674 unità di personale della scuola inviate all’estero, di cui beneficiano circa 300 mila studenti.
Su questo argomento, sui cento istituti scolastici italiani sparsi per il mondo, pochi giorni fa La Tecnica della Scuola ha intervistato Angelo Luongo, responsabile del dipartimento Uil Scuola Esteri.
Al sindacalista abbiamo chiesto: docenti, personale Ata e dirigenti scolastici in servizio in Italia possono spostarsi in queste scuole all’estero. Quali titoli linguistici servono per tentare questa ‘avventura’ professionale? È difficile superare le selezioni? È vero che gli stipendi sono alti, ma occorre avere svolto un minimo di anni di servizio? Possono candidarsi anche i precari?
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