Molte scuole italiane sono state costruite prima del 1974, anno in cui sono entrate in vigore le norme antisismiche, e addirittura alcuni edifici sono stati costruiti prima del 1900. Molti edifici scolastici necessiterebbero di manutenzione urgente, con un Sud Italia ed Isole maggiori che hanno un patrimonio edilizio scolastico sostanzialmente vecchio. Spinto da questi dati allarmanti, nel primo Consiglio dei ministri su indicazione del Presidente del Consiglio, il Ministro dell’Istruzione avvierà un ampio piano per l’edilizia scolastica. In altre parole un investimento di circa due miliardi che servirà a risanare 2.300 scuole che sono oggi fuori norma e nella maggior parte dei casi senza certificazione anti-sismica.
Prima di Matteo Renzi anche l’ex ministro Maria Stella Gelmini parlava di 1,620 miliardi finanziati tra il 2008 e il 2009, mentre Maria Chiara Carrozza aggiunse alla causa 450 milioni di investimento straordinario, di cui 150 milioni già distribuiti dalle Regioni ( mutui trentennali agevolati).
Il problema, però, è la distanza storica tra lo stanziamento deliberato e i soldi spesi realmente. Infatti, anche quando i soldi sono stati stanziati non si sono tradotti, nei tempi sperati, in cantieri. L’esempio più lampante è quello dei cosiddetti piani stralcio, finanziati a partire dal 2010 (Delibera Cipe n.32/2010). In base a una ricognizione fatta dall’Ance il primo programma di 1.670 progetti di messa in sicurezza delle scuole, finanziato con 357,6 milioni di euro ha visto l’avvio di 780 progetti, per 161,3 milioni. I fondi relativi agli atri 893 progetti, per un valore di 196,3 milioni di euro, sono rimasti bloccati per mesi in attesa della messa a disposizione delle risorse da parte del Mef.
In attesa di nuove notizie, ma soprattutto di nuovi finanziamenti, si segnala un’ interessante iniziativa di Repubblica.it secondo la quale i suoi lettori possono inviare le loro segnalazioni su situazioni di scuole in rovina, danneggiate o bisognose di interventi, inviando (indicando nome della scuola e città) foto e video all’indirizzo fotolettori@repubblica.it o utilizzando su Twitter l’ashtag.
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